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venerdì 20 febbraio 2009

Smashing Pumpkins - Zeitgeist (2007)


Anno: 2007
Etichetta: Reprise

Line Up:
Billy Corgan – vocals, guitars, bass, keyboards, producer
Jimmy Chamberlin – drums, percussion, producer

Tracklist:
  1. "Doomsday Clock" – 3:44
  2. "7 Shades of Black" – 3:17
  3. "Bleeding the Orchid" – 4:03
  4. "That's the Way (My Love Is)" – 3:48
  5. "Tarantula" – 3:51
  6. "Starz" – 3:43
  7. "United States" – 9:53
  8. "Neverlost" – 4:20
  9. "Bring the Light" – 3:40
  10. "(Come On) Let's Go!" – 3:19
  11. "For God and Country" – 4:24
  12. "Pomp and Circumstances" – 4:21
Come era lecito aspettarsi, fans&critica si spartiscono le loro porzioni di giudizio sul disco, nero o bianco. Indi il primo errore non è di Corgan che riunisce la band , ma come la gente si approccia al nuovo prodotto, ignorando le sfumature di grigio. Così familiari per Billy, che di nuvole ne ha viste in questi anni, tornato sui passi di una decisione che per certi versi resta definitiva. Rabbia&sogni sono incastonati nei dischetti di una pagina di storia che, in dieci anni, ha avuto abbastanza tempo per voltarsi.
Il nuovo foglio vergine vede Jim e il Deux ex machina in questo 2007 registrare un disco senza il bisogno di partner aggiuntivi, se non di tre pupazzi pronti per il numero da ventriloquo una volta on stage. Non C'è D'arcy, Non c'è Melissa.
Non c'è Iha.
e dunque?

there's wagers on this fear, ooh, so clear
depends on what you'll pay to hear

Risponde il cantante nell'opener Doomsday Clock , forte del suo riff stoner e di un fare abbastanza ruffiano, all'orecchio salta subito la differenze di produzione dal disco precedente, sparita l'overdose di chitarre , resta un impostazione decisamente alta del sound, che da l'idea di un timbro letteralmente sparato sulle casse un po' a scapito della definizione e spessore. Insomma è chiaro che le intenzioni siano quelle di riporre la carezza e forzar la serratura di violenza, “Shades Of Black “ conferma la prospettiva , con un attitudine diretta, sovraincisioni vocali convincenti per un pezzo abbastanza tirato. “Bleeding The Orchid “ ha un sapore deftonesiano, parte con un coro gospel ( che sarebbero la colonna sonora perfetta per il libro di poesie pubblicato dall' artista un paio d' anni fa ) e i due musicisti sono abili a fornir una incisiva impronta rock alla linea melodica. Gli Zwan sono alla fine solo un ricordo che riemerge dalla palude a tratti, “That's The Way (My Love Is) “ ne è l'esempio, fortunatamente ricorda la band solo nel songwriting (nell'intro c è una vaga citazione anche a Little Miss Lover di Hendrix), sviluppata senza troppi fronzoli , da risultar gradevole . Billy è ancora capace di creare trame melodiche da incastrarvici sopra , la ragnatela “Tarantula “ cattura alla perfezione, alchimia vincente tra rock 70's ed echi di sogni siamesi rafforzati dal gain impazzito del finale.
Esalti una scelta e ne discuti un altra, sarà arduo trovare un ascoltatore che sarà d'accordo o contrariato al 90% sulle scelte stilistiche del lavoro complessivo, vade retro, giudizio così schacciante . Insulto o ringraziamento da porgere ai bootlegs pre album, ove ognuno fantasticava sulla resa studio delle composizioni. Ed ecco allora “Starz” , partito come brano da pitturare, è stato invece riverniciato. Con un insano bilanciamento tra riffing, cori e voce. Al momento in cui si tende ad alzare il volume per ascoltare la chitarra, un secondo dopo ci si ritrova letteralmente con la lingua di Corgan nelle orecchie, e vi assicuro che le fantasie sessuali non c' entrano. L'impasto Hard non rende appieno le potenzialità, salvate solo da un Jimmy in grande spolvero sui piatti. È proprio lui ad incoronare “United States” con una prestazione superlativa. Shuffle nervosissimo che pavimenta il riff profondamente sabbathico di chitarra , è solo l'intro di un gran pezzo a tre fasi, mescolante una buona dose di psichedelia, cattiveria “zuccata” e fraseggi corrosivi e metallici. Perfetta. Un armistizio è rappresentato da “Neverlost” , dolce ballata accompagnata dall'uso anche di uno xilofono e una buona dose di phatos, un delicato intermezzo che sbilancia l'album, ma questo non deve esser per forza identificato come un punto a sfavore. A patto non si cada nella trappola poi della banalità come accade in “Bring The Light” , insignificante e noioso pezzo poppeggiante ove Corgan non si prende nemmeno tanto la briga di scriverne un testo (vista la ripetività della theme) , e onestamente non è ben chiaro a questo punto che senso abbia avuto inserirla in tracklist , lasciando appunto fuori la stessa titletrack e Stellar. A completare l'asse debole ci pensa “Come on (let's go) , risultando anonima, come se fosse stata registrata in presa diretta una jam session di scazzo mentre stanno accordando gli strumenti . Avviandoci verso la fine del disco, il profumo di 80's si fa più intenso, “For God And Country “ sposa la tradizione New Wave con richiami ad intuizioni Bowiane ( “Ashes to Ashes” ) , scherzosamente la si può immaginare come i Depeche Mode che si recano in chiesa , tra la sorpresa e lo sconcerto, il primo vince però la sfida. Il secondo si prende la rivincita nella conclusiva “Pomp and Circumstances “ ,l scelta di chiamare Baker (Queen ) in cabina si fa ancora notare, anzi, pesare. Nel complesso è eccessivamente kitch , spersonalizza il duo ingabbiato in lidi cari ad Enya e una schitarrata alla May. Il disco si ferma , e diventa un vassoio. Di cui adesso sei conscio della portata, luci e ombre, ombre nelle luci,ma soddisfacente, nonostante manchino quelle strutture musicali perfettamente intrecciate con l'ugola maleducata di Corgan che scaturiscano veri picchi emozionali. Non persi dietro a barocchismi vocali e tastiere da restituire al prete . All' impasse dunque attendiamo dopo questa buona prova, di un progetto nuovamente plasmato di aspettative diverse, crescendo .
Ma intanto ti volti, e scopri che Gish è quasi maggiorenne...

Gidan Razorblade

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mercoledì 18 febbraio 2009

Smashing Pumpkins - Machina/The Machines of God (2000)


Anno: 2000
Etichetta: Virgin Records

Line-up:
Billy Corgan – vocals, guitar, bass on "Age of Innocence", producer, art direction, mixing
James Iha – guitar
D'arcy Wretzky – bass
Jimmy Chamberlin – drums

Tracklist:
1. "The Everlasting Gaze" – 4:00
2. "Raindrops + Sunshowers" – 4:39
3. "Stand Inside Your Love" – 4:14
4. "I of the Mourning" – 4:37
5. "The Sacred and Profane" – 4:22
6. "Try, Try, Try" – 5:09
7. "Heavy Metal Machine" – 5:52
8. "This Time" – 4:43
9. "The Imploding Voice" – 4:24
10. "Glass and the Ghost Children" – 9:56
11. "Wound" – 3:58
12. "The Crying Tree of Mercury" – 3:43
13. "With Every Light" – 3:56
14. "Blue Skies Bring Tears" – 5:45
15. "Age of Innocence" – 3:55

Probabilmente se oggi qualcuno chiedesse a Billy di spiegare il Concept dietro al disco (a tal proposito, c è chi ne ha fatto un lavoro preciso Scaricatelo ), farebbe di tutto per rendere il concetto più vago possibile, perchè nemmeno al creatore è poi così chiara la mescolanza di esoterismo,teologia e filosofia che viene incastrata tra liriche e booklet, ma questo è solo un incentivo per chi ama le cose che han una mappa ma non le coordinate precise di una locazione. Magari si ottiene più di quello che l'artista cercava di esprimere. Ma c è un confine sottile tra l'etereo/indefinito e la confusione, si può passar del tempo a viaggiar tra le due porte, senza saper effettivamente in quale delle due si sta dimorando. Questo spiega gli ultimi passi della band prima della seconda nascita ( no, Rinascita per me non è un termine adatto) e in particolare , del clima che portò alle stampe questo album. Dalla produzione diversa da tutti gli altri dischi, un muro di chitarre imponente dal sapore retrò, richiamante gli 70's in quel accompagnamento acustico e tastiera saturante ( “Wound” ) dai testi zuccherosi e scelte cariche di gain (“I Of The Mourning” ,e c'è da chiedersi perchè la gente si stupì del disco degli Zwan ) rievocando una certa componente solare quasi del tutto inedita alla loro carriera ( “This Time” ) proprio in ricami ottimistici delle 6 corde . Il songwriting appare ancor più ridotto all'essenziale (“ Age of Innocence” ) e negli episodi meno riusciti ( “The Sacred And Profane” , “With Every Light” ) ricordano gli eccessi pomposi dell'ultima release. Senza però sconfinare nei meri riempitivi in se. Perchè il disco ha una sua importanza storica, segna una svolta nel timone di Corgan per diversi versi:
Innanzitutto la sua attitudine nello sporcare ottimi pezzi rock/pop raffinati con una manciata di ritornelli di troppo ( “Try,Try,Try” ) , e alla ricerca ossessionata della ballata che rimarrà nella storia. Senza accorgersi di aver centrato l'obiettivo al primo colpo, con la divina “Stand Inside Your Love”

"i will breathe,
for the both of us..
travel the world,
traverse the skies..
your home is here
within my heart"...

e la dolcezza mai rasenta la banalità o la debolezza, diventa un nevromanticismo disperato da brividi, sublimato dal solo con Ebow di quel grandissimo chitarrista di James Iha, sempre emozionale nei suoi inserti, e vera ruota dentata dei marchingegni di Billy, che non potrà mai seppellirne il ricordo nemmeno con una folla di turnisti.
Oltretutto questo album partorisce gli ultimi veri riff Zuccati. “Heavy Metal Machine” nella sua ossessività ( complice anche una velata polemica di Billy verso il genere musicale in se, che gli appariva oramai ripetitivo ) e la ferocia espressa nella nichilista “The Everlasting Gaze”che tanto ricordava , brandelli sanguinolenti di infinite tristezze passate.

You know I'm not dead
I'm just living for myself
Forever waiting

Comparsi in quel video, pronti a dir la loro e poi spaccare tutto in pieno stile rock and roll, ma D'arcy era già andata via. Divorzio consumato a fine di queste registrazioni, mostrava gli squilibri tra i membri della band, nelle scelte musicali in se .Basti notare i due Machina come suonino diversi tra loro, questo dal suono maggiormente compresso e addomesticato, il secondo da l'impressione letteralmente di bucare lo stereo, la vera strada in fin dei conti sarebbe stata quella di riunirne artisticamente il meglio, bilanciandone la produzione, per farne un altro capolavoro, ma qui nell'accontentarsi, si gode davvero. Nel riscoprirlo, anche il doppio e nel Doppio.

Gidan Razorblade

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martedì 17 febbraio 2009

Smashing Pumpkins - Adore, (1998)


Anno: 1998
Etichetta: Virgin Records

Line Up:
Billy Corgan - voce e chitarra
James Iha - chitarra
D'arcy Wretzky - basso e voce


Tracklist:
1. To Sheila (Corgan) - 4:46
2. Ava adore (Corgan) - 4:20
3. Perfect (Corgan) - 3:23
4. Daphne descends (Corgan) - 4:38
5. Once Upon a Time (Corgan) - 4:06
6. Tear (Corgan) - 5:52
7. Crestfallen (Corgan) - 4:09
8. Appels + Oranjes (Corgan) - 3:34
9. Pug (Corgan) - 4:46
10. The Tale of Dust and Pistol Pete (Corgan) - 4:33
11. Annie-dog (Corgan) - 3:36
12. Shame (Corgan) - 6:37
13. Behold! The Night Mare (Corgan) - 5:12
14. For Martha (Corgan) - 8:17
15. Blank Page (Corgan) - 4:51
16. 17 (Corgan) - 0:17


È la sindrome degli anni 90’ , decennio dell’esplosione dell’Mtv generation , dell’underground in rivincita , del successo che logora quanto l’attesa dopo un capolavoro. La legge sulla difficoltà del secondo disco dovrebbe estendersi alla postilla del Materpiece Mainstream difficile da ripetere agli occhi della critica. Adore fa parte delle Perle troppo spesso valutate frettolosamente da iridi accecati dai propri ragionamenti limitati. Tre anni, la morte del tastierista sessionman, la cacciata di Jimmy e gli eccessi amalgamati tra incomprensioni. Il cofanetto sfama i fans dagli appetiti più fini, meno la massa, che vuole cibarsi della furia di chi si sente un topo in gabbia.
Ma in questi mesi è possibile pretendere che la mente umana si possa emotivamente cristallizare? Il malcontento e l’insoddisfazione, non pretendono la sola via dello sfogo, ma il chiarimento e l’introspezione son chiavi più pesanti ma appaganti da prender tra le dita. E Billy ha avuto il tempo di allere i muscoli della propria anima per sollevarle. Partendo quasi dalla fine , evidenziamo la splendida “for martha” come firma e culmine del discorso. La struggente ballata in climax culminante in solo (uno dei pochi) e il frutto del riavvicinamento tra il frontman e sua madre. Raggiunta quasi sul letto di morte, ritrovarla affettivamente, è un arricchimento che allevierà il futuro lutto.

“twilight fades
through blistered avalon
the sky's cruel torch
on arching autobahn
into the uncertain divine”

Incastonato nell’intro, mostra il legame con le origini, la penna della zucca continua a respirare arte, raffinata dal faro incendiario della violenza, si veste di beltà a tratti gotica, piena di metafore letterarie quasi ottocentesche. Tasti bianchi e neri circondano il paesaggio, portando via fuzz e distorisioni. Birichini confezionano la dolcezza melanconica come nel caso di “once upon a time”

“Tuesdays come and gone
restless i still drive
try to leave it all behind
Fallin', fallin' out of sleep”

Con un riferimento ancora alla genitrice e al tentativo di rendersi più consapevoli, la luce spavalda s è attenuata ,non acceca, ammalia. Per quanto inganni la marziale “ava adore” posta come singolo , ne è l episodio, non il manifesto della band. Che con i synt non vuol certo avvicinarsi all’industrial. Ma sperimentare in assenza di batterista in lineup (Matt Walker,Cameron e Joey Waronker saranno le guests) , come in “appels + oranjes” . L’urlo da spazio alla melodia, ricordando il lato più intimo del precursore , "Crestfallen" trasforma i tasti di plastica in un morbido fazzoletto di seta , col quale asciugarsi e ricominciare, o celebrare addii

“who am I to need you when I'm down?
where are you when I need you around?
your life is not your own
and all I ask you
is for another chance
another way around you”

“"Tear" appunto, una lacrima che scende mentre il disco gira, continuamente, come camminasse, come vivesse. Eseguendo questo e altri omaggi alla New Wave (archi dei The Cure periodo The Top in primis ) , l’intercedere tenebroso di “pug” nella sua elettronica e tributo a Gary Numan, ritornello pacato, nascondendo i suoi significati…

“inside where it's warm
wrap myself in you
outside where I'm torn
fight myself in two
in two
into you
desire me so deeply
drain and kick me hard
whisper secrets for me”

anche “Behold! The night mare” resta su lidi Depeche Mode e “Daphne descends” avanza nella foschia , sicuramente i brani saranno nati in veste semiacustica per poi essere rivestiti di una patina freddamente calda dei synt, certi poi ha preferito vivere nell'essenzialità di due accordi di piano (“Annie-dog” in blueseggiante melanconia ) l' amaro "The Tale of Dusty and Pistol Pete" un folk amaro e suburbano, fatto di intrecciate vie, cori di amanti che si inseguono disastrosamente attraverso i cieli divenuti oramai catacombe di "Mellon Collie". Uno spiraglio di ermetico ottimismo si erge solo in “Perfect” , sempre musicalmente parlando

“We are reasons so unreal
We can't help but feel
that something has been lost “

Il mood del disco è oramai svelato, coraggioso sicuramente, a tal punto che Billy meditava un uscita solista per questa Release, ma i restanti due membri della band il loro compito lo fanno egregiamente , nell' ombra partecipano , “Shame” ne dimostra l'efficacia. Dunque eccoli lì a mentre fingere (illudersi?) di esser bimbi celati dietro agli alberi, e cullati dai fantasmi. “Blank page” appunto, come la seconda pagina di un libro, se avete note, imprimetele voi , l'interpretazione è forse la più libera di tutto il disco e forse dell'intera discografia .
"Adore" rappresenta il non-luogo della maturità umana, l' abbandono visto in chiave universale:

-dell'infanzia/adolescenza
-dell'Amore/Legami
- del passato/convinzioni

gli anni che portano tra le dita la consapevolezza e il dono di infiniti ricordi che rifanno capolino a turno nella propria coscienza, da mostrar fierezza, rimpianti e freddezza alla alla loro visita.
Ragionateci su più di quei 17 secondi che vi restituiranno il Presente davanti agli occhi. Poi fermatevi, e pronunciate il titolo del disco. Che altra parola vi viene in mente?
Varcatela.

Gidan Razorblade


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