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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Porcupine Tree - On The Sunday Of Life (1991)

lunedì 9 marzo 2009

Porcupine Tree - On The Sunday Of Life (1991)





Anno: 1991

Etichetta: Delerium

Line-Up:
Steven Wilson: chitarra, tastiere, programmazione e voce
The Expanding Flan: batteria su Third Eye Surfer
Solomon St. Jermain: chitarra e voce su Queen Quotes Crowley
Master Timothy Masters: oboe


Tracklist:
1. Music For The Head - (Wilson) - 2:42
2. Jupiter Island - (Wilson / Duffy) - 6:12
3. Third Eye Surfer - (Wilson) - 2:48
4. On The Sunday Of Life - (Wilson) - 2:11
5. The Nostalgia Factory - (Wilson / Duffy) - 7:25
6. Space Transmission - (Wilson) - 2:59
7. Message From A Self-Destructing Turnip - (Wilson) - 0:27
8. Radioactive Toy - (Wilson) - 10:00
9. Nine Cats - (Wilson / Duffy) - 3:55
10. Hymn - (Wilson) - 1:14
11. Footprints - (Wilson, Duffy) - 5:59
12. Linton Samuel Dawson - (Wilson, Duffy) - 3:05
13. And the Swallows Dance Above the Sun - (Wilson, Duffy) - 4:03
14. Queen Quotes Crowley - (Wilson) - 3:55
15. No Luck With Rabbits - (Wilson) - 0:45
16. Begonia Seduction Scene - (Wilson) - 2:10
17. This Long Silence - (Wilson, Duffy) - 5:10
18. It Will Rain For A Million Years - (Wilson, Duffy) - 10:47





Dopo una manciata di cassette ( "Tarquin's Seaweed Farm", "Love Death and Mussolini" e "Nostalgia Factory" ) , per il giovane Wilson è ora di dar sfogo al suo estro finalmente per un full, decide di riarrangiare pezzi dai suoi esordi ( i rimanenti, verranno affidati alle cure della raccolta “
Yellow Hedgerow Dreamscape” ) , con la sola apparizione di 3 guests in altrettanti brani. Per il resto si delinea la figura di uno Steven Stakanovista, artefice della sua musica nella sua totalità, con l'aiuto della drum machine e l'impeto della giovinezza, che fa capolino a tratti, tradita dal timbro vocale di alcuni pezzi , e da una discontinuità più che comprensibile. Originariamente il disco veniva diviso in quattro parti : First love; Second sight; Third eye; Fourth bridge . Tal catalogazione è scomparsa nelle inevitabili remastered in seguito, ma a giudicare dalle tematiche, non sarà difficile per l ascoltatore, inquadrare le sezioni. Il lato profondamente sognante, a tratti ambient, condito da sezioni d' Oboe ( “Music For The Head” ) è una promessa mantenuta successivamente con la titletrack, difficile far risaltar meglio certi passaggi onirici nonostante il basso buget a disposizione (“Begonia Seduction Scene” sarebbe bene fantasticare su come renderebbe con un audio 5.1) . È uno scorrere di minuti, il tempo, segnato dal pendolo di “Space Transmission” ( recitata in spoken ) a fornire all'ascoltatore il punto forte delo status acerbo di questo LP, la varietà stilistica di brani che attualmente non ci sogneremo mai di sentir passare per la mente dell'artista, “Jupiter Island” strappa qualche sorriso imbarazzato per il suo ottimismo stile surf rock alla beach boys o il pasticcio dancereccio di “ Linton Samuel Dawson” , non verranno certo mensionate tra i brani più riusciti del lotto e della storia della band, ma come non riconoscere in “This Long Silence” un apprezzabile tributo alla New Wave condito da un acidissimo assolo assolutamente incisivo?
Gli omaggi alla Psichedelia invece, rifuggono un po' dal mero luogo comune dei Pink Floyd, quanto spostati nell'ottica del bizzarro Barrett nella maniera più specifica, una chitarra in “
Queen Quotes Crowley” scappa fulminea tra i timpani e vi assicuro ,non la afferrerete. Semmai imparerete a conviverci, e forse a rimanerne colpiti, essa si fermerà a ringraziarvi donandovi barlumi di classe cristallina come la suite “It Will Rain For A Million Years” , il goiellino minimalista “Nine Cats” e le tinte ombrate degli 80's in “Radioactive Toy” , resa sicuramente più celebre in Coma Divine, ma codesta versione dilatata offre diversi spunti riflessivi sul songwriting di Stevie, discreto padrone dei propri mezzi, sfocia nella psichedelia, senza farsi risucchiare dalle sue stesse trame.
Non è il fantasma, bensì l'immagine di Syd a fluttuare danzante anche sulle corde acustiche di “
Footprints” , risaltante composizione di sei minuti tra fuggenti intermezzi elettrosonori quanto sperimentali, non tutto è oro, ma un buon oggetto artistico da ascoltare per gli episodi elencati, valutarne la crescita artistica , e ricordare che lo scheletro della band non era ancora formato nemmeno nei suoi musicisti storici.


Gidan Razorblade

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