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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Porcupine Tree - Fear Of A Blank Planet (2007)

giovedì 12 marzo 2009

Porcupine Tree - Fear Of A Blank Planet (2007)




Anno: 2007

Etichetta: Atlantic

Line-up:

Steven Wilson: Chitarra elettrica e acustica, voce principale.
Colin Edwin: Basso.
Richard Barbieri: Tastiere, programmazioni.
Gavin Harrison: Batteria, percussioni
Alex Lifeson (Rush) - assolo di chitarra su "Anesthetize"
Robert Fripp (King Crimson) - soundscapes su Way Out of Here e Nil Recurring

Tracklist:
Fear of a Blank Planet (7.28)
My Ashes (5.07)
Anesthetize (17.42)
Sentimental (5.26)
Way Out of Here (7.37)
Sleep Together (7.28)




Dita,prima su un pc e poi impegnate in un arpeggio confuso. Le liriche vengono suggerite prima ancora di incominciare, il rapporto umano verso il mondo multimediale (internet,videogames), le relazioni e la droga. La fuga dalla paura del mondo verso una valvola di sfogo. Nella adrenalinica titletrack si possono subito sottolineare gli echi del mitico The Sky Moves Sideways , nella gestione delle parti strumentali eteree , composte dal sempre straordinario Richard Barbieri ( ex Japan, e dunque una garanzia in materia) che fa valere il suo background in trame certamente rielaborate con un certo cupo carisma . Il progetto parallelo con l'israeliano Aviv Geffen , ha arricchito anche la già vasta cultura musicale di Steven, lo dimostrano le linee vocali della dolce “My Ashes” (potrebbe essere uscita placidamente dalle session di Blackfield , il sospetto nasce soprattutto ascoltando la delicatezza degli archi, danzanti come candide piume ) , liberata in cielo da un climax inaspettato nel finale, e “Sentimental”. Ove un ossessivo piano , viene impresso immediatamente nella memoria dell'ascoltatore e il timbro delicato di Wilson non invade mai il confine del banale; restando leggiadra fino al termine del cammino. Ma non è certo un album di sole ballate , le gemme sono due brani , intrecciate dal pathos di due anime diverse, ma ugualmente sublimi. La prima è “Way Out of Here “ , che implode nel suo ritornello, in un clima catartico e songwriting solare da ricordare gli Anathema di A Fine Day To Exit , sboccia tra le trame dei soundscapes ,guidati nientemeno che da Robert Fripp , ammalianti verso l'intreccio con le note chitarristiche , spazzate da un roccioso riff scuola Opeth , schiaffeggiato da una risposta ritmica di Gavin Harrison e poi rasserenato da un incantato tappeto sonoro che risalta l'essenzialità di Colin Edwin e l'ermetica chiusura dei synt.
Gavin è poi nuovamente sopra le righe nella prestazione della suite dell'album, trainando con i suoi tom, la melodia della fantastica “Anesthetize” , che si veste di tristezza nei primi minuti, scivolano sovraincisioni vocali e l'esperienza di Lifeson (Rush), ruggiscono le chitarre, zittite da orientalismi misti alla scuola Hendrixiana nell'uso del wah wah, il piano stuzzica le tigri incatenate negli amplificatori , cresce il ritmo nella strofa successiva. All'undicesimo minuto: detonazione totale. deflagrazione thrashata all'ennesima potenza. Spazio ad una coda lontana parente dell'ambient, rievocativa , rilassa la musica e gli animi,in un onirico sipario. Sarebbe stato il finale più giusto da consegnare allo stereo, mentre tocca alla nenia “Sleep Together” il compito, rivelandosi a livello compositivo, una spanna sotto la restante opera. Non intaccando però in fin dei conti, il qualitativo globale di un piacevolissimo viaggio sonoro “senzavento”, presentato erroneamente come freddo, è bensì gelido.Come lo sguardo riflesso in copertina (un deja vù per i fan, oramai padri affettivi del ragazzo..) , ma questa appunto, chiamasi emozione.
Trionfante persino verso il predecessore, non solo per l'uso non manieristico degli ospiti.
Labbra,voce e udito, sono destinate ai vostri commenti.
Consigliatissimo.


Gidan Razorblade


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