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domenica 8 marzo 2009

Antimatter - Leaving Eden (2007)

Anno: 2007

Etichetta: Prophecy

Tracklist:
1. Redemption
2. Another Face In The Window
3. Ghosts
4. The Freak Show
5. Landlocked
6. Conspire
7. Leaving Eden
8. The Immaculate Misconception
9. Fighting For A Lost Cause

Line-up:

Mick Moss - Vocals, acoustic/electric guitars, organ, electric piano
Session musicians:
Danny Cavanagh - Lead guitar, piano
Ste Hughes - Bass





Sono rari i casi in cui le separazioni portano benefici non unilaterali. Il timore era sommariamente questo, che uno dei progetti rock più interessanti del decennio, perdesse il suo smalto primordiale, a favore di un manierismo o lo status monarchico di Mick Moss. Sbagliato.
Con la stessa naturalezza che nel debut del 20001 trasformò la malinconia in musica, gli Antimatter persistono nell'essere una creatura ,un entità. Non un progetto solista. Spettacolo da sempre esente da protagonisti , comparse raminghe di un anima comunicante , seme uditivo che sboccia nel cuore dell'ascoltatore, silente, tra gli inchini del sole verso la luna e viceversa. Vive. Sapendo rinnovare le sensazioni ad ogni opera , quanto ne sarebbe capace una persona nell'acquisire esperienze nel corso dell'esistenza. Bussandoti nella mente a più riprese, con la sua valigetta di emozioni da consegnarti.
come back “ riecheggiato a metà di “Redemption”è una mezza verità, è una nuova visita di un ospite che non ha mai abbandonato le nostre dimore interiori. È così dolce riconoscere nei primi arpeggi, la citazione a “Everything you know is wrong” , il dialogo solitario delle corde, sfiorate con grazia e intimità, phatos nei filtri vocali bramosi di un climax raggiante , sposato da un passionale assolo, complice come il più malizioso degli amanti . Il songwriting è più ricco di sfumature, nonostante rimanga intaccato il suo minimalista approccio, spiccatamente emotivo nel vestirsi delle liriche delle composizioni, “Another Face In A Window” introduce un vociare confuso di una televisione, timido convivente di una tastiera intristita , seppelliti dall'ardore di Mick
"
They're all the same, assimilated
And here am I born of a lost cause
The underdog, an alien in drag, dying "

allontanandosi dagli obiettivi e dalla massa, così come il brano sfuma via. Eppur siamo lontani dai tesi paesaggi degli esordi, l'album concede raggi di sole di una genuinità del sorriso di un bambino: la splendida “Ghost” , bagnata da violini, è l' esempio del sodalizio artistico con Daniel Cavanagh ,tornato a collaborare in questo disco e autore di una prova sublime da musicista quanto da uomo, perfettamente integrato nel mood gravitante nel dischetto in questione. Non ci sono percentuali, ne conta particolarmente che sia una sola persona a firmare i brani , i risultati superlativi in casi come questi vanno distribuiti in egual maniera, non esistono processi di meritocrazia, ma un semplice applauso collettivo della coscienza davanti ad pezzi strumentali come “ Landlocked” (Chris Phillips e Rachel Brewster si mostrano molto più che semplici sessionmen, avvolgendo i minuti di un caldo respiro di note pacate e medicamentose ) “ The Immaculate Misconception” ,celestiale dialogo tra la purezza del piano e la rapsodia del plettro di Daniel, tenero seguace prima e poi spietato comandante di mari adrenalinici violentati dal suo vibrar inquieto. Poesia Pinkfloydiana purissima , inconscia Mente spoglia di timore reverenziale avanza. Riverberante linea vocale , la Titletrack assesta un altro assalto immobile. Riff possenti scuotono le radici dei brividi, fino a destarli nuovamente , strapazzandoli tra le distorsioni di un amplicatore talmente vivo che sanguinerebbe dilaniato e depredato di sensazioni.

"But grace and lies locked the door from the other side
And now there's not much else there
Grace and lies
In all how long can you hide, how long? "

La domanda è ripetuta energicamente più volte nell'aria della nonrisposta, segue un po' il concept dell'esodo , una partenza, una dipartita, la scelta in se. L' esigenza di trovare il proprio cammino che preservi ciò che ancora è dentro ed affianco a noi (l'amaro clima serpeggiante in“ The Freak Show” ne è testimonianza) . Perdendo il nostro bagaglio affettivo, inciampando spesso lentamente frettolosi ,con lo sguardo rivolto lontano da noi stessi.
"
While I lie here burning, you're encased in ice
With tainted eyes upon your tainted soul
It's no wonder I'm so cold
A terrible thing I'm learning as tears are turned to ice
These four walls will be my dreaded foes
As I rot here in this hole "

recita “Conspire” , impigliando l'essenza di Drake tra le righe di quel pentagramma che guida una acustica lo-fi , sicuramente il timido connazionale Nick avrebbe certamente apprezzato cotanto umile talento. Concentrato e maturo, decide di concludere così, senza code strumentali ne voci femminee accanto, nella melodia della struggente “ Fighting For A Lost Cause” ,spoglia di arrangiamenti quasi fino al termine, ad attenderlo al capolinea , persiste un archetto, piccola luce. A riempire il silenzio poi,resta solo il buio dei nostri contorni, ammantati tra i punti interrogativi delle parole e la solitudine di un ritornello finale, rimasto orfano. E l'orecchio , lietamente condannato, tornerà sui suoi passi ad accarezzarsi, ogni volta ancora,in questo capolavoro. Con la continua sensazione di aver dimenticato un battito nascosto tra i respiri degli strumenti.
"
All the faces on the photographs have changed
To not confuse it all, the names remain the same "


Gidan Razorblade


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