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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Smashing Pumpkins - Gish (1991)

mercoledì 11 febbraio 2009

Smashing Pumpkins - Gish (1991)


Anno: 1991
Etichetta: Caroline Records

Line Up:
Billy Corgan – vocals, guitar, producer
James Iha – guitar, vocals
D'arcy Wretzky – bass, vocals, layouts
Jimmy Chamberlin – drums

Tracklist:
  1. "I Am One" – 4:07
  2. "Siva" – 4:20
  3. "Rhinoceros" – 6:32
  4. "Bury Me" – 4:48
  5. "Crush" – 3:35
  6. "Suffer" – 5:11
  7. "Snail" – 5:11
  8. "Tristessa" – 3:33
  9. "Window Paine" – 5:51
  10. "Daydream" / "I'm Going Crazy"– 3.08
"Love comes in colors I can't deny"

1991. L'anno in cui l' Alternative parte nel suo cammino d'emancipazione che snaturerà paradossalmente se stesso. Questo dischetto rimane lì, come un fossile a mostrare le tracce (o le cause? ) che finirono per infilare le Zucche nel calderone Grunge. Nonostante fossero di Chicago e destinati ad un percorso artistico diverso dai loro “colleghi”. La band non ha iniziato a imbracciare gli strumenti per salire sul carro dei vincitori, anzi, han seguito un evoluzione artistica coerente anche nei primi anni lontani dai riflettori, tanto da veder sacrificati dei pezzi come There it Goes e Not Worth Asking , che avrebbero avuto un ottimo potenziale radiofonico .
Il lercio che emana dagli amplificatori di “Bury Me” parla tranquillamente da solo, più che riferimenti ai Nirvana, sono le radici comune con i Soundgarden ad avvicinarne il confronto chitarristico. Chiari sono le matrici Sabba/Zeppeliane , in quella furia metallica che si innesta alla timbrica sgraziata di Billy, una sorta di Punksters che prova a giocare con le melodie, riuscendoci appieno.
I Am One” racchiude bene la mappa sonora dei primi anni della band, strade opposte che si incrociano, basso pulsante (non lo sentiremo mai più così ) , una graffiante sei corde di base, e virtuosismi dal sapore Hendrixiano a tratti. Lasciandosi andare a qualche sana geometria sonora di gran stile. Il pop è una concessione che non snatura il vigore insomma, lo stesso singolo “Siva” passa come vagamente SonicYouthiano con divagazioni addirittura lisergiche. Sfornare buoni ritornelli sembra già essere il pane di Billy, che ne firma uno memorabile in “Rhinoceros” , ipnotico come pochi, che spinge sull'accelleratore nel proseguo dei sei minuti. Corgan sa mostrarsi discreto testimone adolescenziale per un decennio , una sorta di mix tra Smith e Morrisey , interpretante una consapevole solitudine da affrontare però a testa alta.


Do you ever wake up and find yourself alone?
Do you ever wake far from home?
What you believe
You'll wish to recieve
I won't believe in you
Tristessa

Recita quello che era stato il secondo 45 giri della band, cavalcante un riff ruvido che si stringe , serrandosi ulteriormente intorno a quella sensazione ispida che richiama il quartetto, passato per mesi sotto egide Hard Rock (Jane's Addiction ) che irrobustiscono anche ballate più vicine al folk come Snail, “lumacosa” appunto , ma con un Jimmy già dinnanzi i riflettori per la sua discreta tecnica. Lo si rivede appunto protagonista nell'atipica “Suffer” , ninnananna sbilenca , che mostra però i primi tratti sognanti che emergeranno nella musicalità del gruppo negli anni successivi. “Crush” ne è un altra dimostrazione, con un ottimo duetto di chitarre di stampo 60's . Ove la batteria tace e la mente torna alla fortuna a metà del padre del vocalist.
Certamente un disco pieno di momenti riflessivi, il vero sbocco rabbioso verrà vomitato nel disco successivo, ma questo lavoro resta una grande testimonianza a se per la fotografia che ci dona di una band agli esordi, già capace di sfornare un grande disco pieno degli elementi rock contemporanei, tra riff affilati di James e scorze di un metal spogliato di veri tecnicismi, oltre a momenti favolosi come la marcetta psicotica di Window Paine o il gioiellino Daydream , affresco stralunato e acustico di immensa grazia, che sfrutta anche il talento della giovane D'arcy con il violino. Forse la gemma più sottovalutata dei primi anni della band, posta in un cassetto che spesso persino gli stessi fans tendono ad aprire poco, nonostante sia ricco e attualmente inimitabile anche dal duo adesso rimasto superstite sulle scene.

Gidan Razorblade

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