Creative Commons License
Rock e Dintorni by Rock e Dintorni is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Radiohead - In Rainbows (2007)

domenica 8 febbraio 2009

Radiohead - In Rainbows (2007)


Anno: 2007
Etichetta: /

Line Up:
Thom Yorke - vocals, guitar, piano, various electronics
Jonny Greenwood - guitar, ondes martenot, keyboards, programming,
modular synthesizer, sequencer, celeste, string arrangements
Colin Greenwood - bass, sequencer
Ed O'Brien - guitar, backing vocals
Phil Selway - drums, programming

Tracklist:
  1. "15 Step" – 3:57
  2. "Bodysnatchers" – 4:02
  3. "Nude" – 4:15
  4. "Weird Fishes/Arpeggi" – 5:18
  5. "All I Need" – 3:48
  6. "Faust Arp" – 2:09
  7. "Reckoner" – 4:50
  8. "House of Cards" – 5:28
  9. "Jigsaw Falling into Place" – 4:08
  10. "Videotape" – 4:39
Combattere con il processo tecnologico. è dispendioso già per la comune persona ( stiamo tutti leggendo qui, da un Pc che al momento dell'acquisto poteva anche essere appena uscito di fabbrica, ma dopo pochi mesi, tramutarsi in superato ) , figuriamoci per un artista. Nato davanti un registratore a 4 piste, facendo il porta a porta con le case discografiche con la cassettina in mano. Niente Myspace, Last Fm, passaparola forummistici. Direi proprio di no. Le informazioni semmai in viaggio settimanale per le riviste di maggior rilievo, attendendo una recensione e un passaparola dei lettori. It's Evolution, Baby. C'è chi lo impara con il proprio figlio , altri a prezzo più amaro. Gente come loro, che quattro anni fa, si videro circolare in rete il loro lavoro non ancora ultimato, mesi prima della data di uscita ufficiale. Un classico, tipiche esternazione, ne sono pieni i giornali . Da portare alla vera paranoia gli artisti, che oramai negano i esclusive alle webzine, concedono ascolti con password o tramite delle cuffie da un portatile portato con la riservatezza di una valigetta di 007. Ognuno sceglie la sua strada, a seconda di ciò che puoi permetterti , dal seguito che ti sei saputo portar dietro. Il rischio non è solo materia per gente consapevole dei suoi mezzi, ma di chi se lo può permettere. Nel 1997 , ci voleva un discone in pieno decennio alternative per poi avvicinarsi a sonorità vicine alla warp records e dunque dimostrare di aver del fegato, poi Hail To The Thrief, ciò che in molti han chiamato “la sommatoria” della carriera fino a quel momento, perchè questa non è solo una band che sa creare, ma impara. Anche in fretta. Imparando dagli errori dell'ultimo disco, prendono un unico promo cd , e non scelgono una rivista, lo inviano al mondo. Il prezzo all'arte lo decidiamo noi. E in una data , ritiri ciò che ti spetta. Mp3 di media qualità, nessun artwork ne scontrino. Differenze dal consueto?nessuna, ma stavolta l'han deciso loro. Meno soldi nel seminar, ma i frutti son tutti postumi, la scelta che incuriosisce è da sempre la migliore arma di mercato, come i tour , la vera fonte di guadagno per le band, l'unica sconfitta è l'etichetta. Trionfa la band, il pubblico e soprattutto il disco. Che non finirà certo per essere ricordato più della scelta promozionale storica (per una band di questa levatura, sia chiaro, il gesto in se non è il rpimo in assoluto, basti pensare agli Anathema un anno fa ). “15 Step” schiude le porte dell'arcobaleno, brillante di un sole africano , rivestito da una ritmica elettronica eccezionale, atipico per la band, i primi vagiti di Colin alle 4 corde, lasciano intendere come questo sia il disco della sua miglior performance. Greenwood a furia di occuparsi di compilation Dub, ha anche acquistato diverse nozioni in materia, a giudicar dal riff di “House Of Cards” , lisergicamente poi dilatato tra un mare di cori 60's e tastiere syntate magicamente, ascoltarle in successione è importante per scoprire come il Groove sia una delle novità nel loro sound in evoluzione e quanto Phil Selway non sia certo un mantenuto di lusso in un collettivo dotato di ottima amalgama quanto d'intuizioni. La ricetta è già svelata insomma, due ingredienti complessamente semplici, ben impastati nel songwriting e lasciati lievitare su piccole sfumature deliziose da cogliere di nuove ad ogni ascolto. “Bodysnatchers” e il sound dei sempre poco citati Warsaw , dal giro sporco ; evoluta da una strofa irresistibilmente melodica , per poi ritornare in un assalto alla Sonic Youth, creando un perverso schema di cofusione/lucidità/confusione , con il tiro giusto e un Tom quasi Roker!

I SEE THEM COMIN'
I SEE THEM COMIN'

Ce ne eravamo già accorti a dire il vero, dal vortice di reverse della successiva “Nude” , a varcar la soglia di brividi , in un mood melanconico , guidato dal profondo falsetto del vocalist , delicatamente sensuale come una placida onda marina, in tempistica r&b in un intreccio di chitarre, archi e organo, trampolini di lancio per quel finale emozionante come pochi, e come tanti, nella loro carriera:

So don't get any big ideas,
They're not going to happen

You'll go to hell for what your dirty mind is thinking

Quell ultima parola è l'esplosione di un capolavoro annunciato, avvertito nello scorrere dei secondi con sempre più convinzione dal primo ascolto.
Weird Fishes/Arpeggi” qualcuno la definirebbe di animo prog, non inteso come tecnicismi in se, ma ricercatezza sonora nella composizione , la batteria suonata all'ether , prontamente stoppata a metà, per poi ricominciare , ricombaciando l'inizio in un cerchio perfetto, dominato appunto da pochi accordi suonati ossessivamente e tenuti in primo piano assieme alle strofe. Johnny ancora dimostra il suo talento, simulando addirittura un mellotron con il solo uso di feedback filtrato. Dettagli, impercettibili sfumature che diversificano oggetti e persone, che in contesti così puramente artistici, diventano vere chiavi di lettura.

I’m the next act
Waiting in the wings
I’m an animal
Trapped in your hot car
I am all the days that you choose to ignore

You are all I need
You’re all I need
I’m in the middle of your picture
Lying in the reeds

I am a moth
Who justs wants to share your light
I’m just an insect
Trying to get out of the dark

dritto al cuore, come se le frasi fossero dipinte nello sguardo pronte ad essere lette, la piena personificazione di un bisogno. “ All I Need” appunto. Ennesimo capolavoro sfornato in un climax sognante e per nulla scontato, rifugge dall'assolo che ti aspetteresti, affidando agli impetuosi piatti , il conto di affondare il colpo, in sublime contrasto con tastiere sciolte su due sezioni, piano e morbido carillon incantato.
Faust Arp” è un intermezzo acustico con inserti sinfonici di gran classe e sovraincisioni vocali, un velo di timidezza Drakeano sulle 6 corde e vola via rapida . “Reckoner” racchiude in se non solo un altro pezzo di gran caratura , nel suo fraseggio percussionistico portato avanti a mò di riff e una chitarra “frusciantesca” ( il richiamo a “To Record Only Water For Ten Days") , ma anche una suggestiva immagine, celata tra i canali stereo nelle pause dal falsettato:
"because we separate like ripples on a black shore"
si scontra con la seconda voce , citante il titolo del disco. ( “in rainbows” )
L'immagine che evoca, mostra una riva corrotta dal petrolio, tra le onde, che come è noto agiscono sulla macchia nera, scomponendo la luce, e formando appunto gli arcobaleni. Tutto da l'impressione di tornare perfettamente nell'orbita di questo progetto, persino “Jigsaw Falling Into Place” rappresenta il prototipo del singolo ideale di cui ogni band rock vorrebbe disporre. Melodia incalzante, motivetto catchy, diviso in più sezioni da non stancare nonostante entri in testa inesorabilmente, con un crescendo inarrestabile
Chi aveva sentito “ Videotape” nelle preview live avrà poi sussultato, nel sentirla posta come congedo del disco. Svuotata musicalmente per riempirne di significato , saggia mossa. Piano in conflitto con una batteria volutamente fuoritempo a simolare un battito inquieto. L'echeggiar degli ultimi vagiti sonori, verran catturati per il secondo disco, e rimarranno lì, come un fantasma a vegliare sul materiale integrativo che la band ci ha proposto. Ma l' opera che ho ritenuto Giudicare, si ferma qui. In veste falsamente umile ( perchè, per i fanatici dei dettagli, ci sarebbe da far impazzire un terzo occhio, provare per credere : due indizi, ascoltare l'opener come l'esperimento kid a, cioè a mettendo due tracce della canzone a 17 secondi di ritardo l' una dall'altra,o ascoltando la finale In Reverse ) e per ciò che è stato presentato nel nudo di icone per una cartella. Dieci files. A Voi il moltiplicarsi delle emozioni.

Gidan Razorblade

Per discuterne: Link alla recensione / Link alla discussione

Nessun commento: