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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Radiohead - Hail To The Thief (2003)

sabato 7 febbraio 2009

Radiohead - Hail To The Thief (2003)



Anno: 2003
Etichetta: Capitol Records

Line Up:
Colin Greenwood – bass guitar, string synth, sampler
Jonny Greenwood – guitar, analogue systems, ondes Martenot, laptop, piano, glockenspiel
Ed O'Brien – guitar, effects, backing vocals
Phil Selway – drums, percussion, backing vocals
Thom Yorke – vocals, lyrics, guitar, piano, laptop

Tracklist:
1. 2+2=5
2. Sit down, stand up
3. Sail to the moon
4. Backdrifts
5. Go to sleep
6. Where i end and you begin
7. We suck young blood
8. The gloaming
9. There there
10. I will
11. A punch-up at the wedding
12. Myxomatosis
13. Scatterbrain
14. A wolf at the door


are you hungry?
are you sick?
are you begging for a break?

are you sweet?
are you fresh?
are you strung up by the wrists?

Un armamentario di domande che non si esaurisce certo qui. Ci si deve immergere per trovarne ancora, lasciarsi infettare dai dubbi e perplessità, che vagano erranti in 14 porte di vetro, puoi guardare nelle loro inquietudini, e loro nelle tue.
Dimenticate il titolo. Il ragionamento è molto più affascinante del mero additar ad un presidente delle colpe ( ed è anche riduttivo, un disco è un opera immortale, che prosegue negli anni, non può dipendere solo da una realtà e da una circostanza, sarebbe banale) , la titletrack sarebbe dovuta essere la numero otto: The Gloaming. Il crepuscolo, l'oscurità che invade come una disgrazia, l'umanità. Come una sorta di carestia medievale, la paura di essere catturati, viene sostituita a quella di poter essere impossessati. Sostituiti rimanendo però al proprio posto. Plagiati dall'informazione di massa, con idee inculcate , passate nell'inconscio sottobanco tra format e telegiornali. Non è Bush il vero ladro, ma esso. Chi tenta di infilarsi nel tuo corpo come fosse un vestito pensante.

This the gloaming. ..
This the gloaming. ..
This the gloaming. ..

Non tornano appunto i conti, nel fare contraddittorio degli eventi che vengon mostrati. Musicalmente invece è la chiusura del cerchio. Un disco che completa l'evoluzione stilistica della band nella sua completezza perfetta, equilibrando le carte giocate fino ad allora (basti pensare all'ottimo uso dell'elettronica in “Backdrift" che richiama “like Spinning Plates” di Amnesiac nei reverse, modo geniale di incatenare i due pezzi ) . L'opener ne è la conferma , certamente l'episodio più rock dei due precedenti album, implosa alla perfezione , pulsante, narrante di quel Lukewarm (l'ignavio Dantesco) che non agisce, ed è questo il suo peccato.Sarebbe dunque il caso di “togliere le ragnatele dal cielo” , fa notar Tom nel su excursus pianistico in “Sail To The Moon” ,leggiadra e atmosferica nei suoi synt sognanti.

i sail to the moon
i spoke too soon
and fall to the sun

Eppure il cuore del brano è fortemente speranzoso, pacato e cullante. A tratti squisitamente ipnotico è il mood del disco, pensando anche “Sit Down, Stand Up “ nel suo fare quasi a mò di una litania.introdotta da una frase significativa del Book Of Common Prayer .
Go To Sleep” oltre ad avere un intro un po' pearljammiano, dimostra il potenziale del collettivo anche in sonorità utilizzate una decina di anni prima , pregevole gioiellino elettroacustico che avrebbe impreziosito anche The Bends. L'energia non manca nell'emozioni degli ascolti, basti pensare al tappeto ritmico dell'efficace singolo “There There” , uno dei più acclamati della band. Linea melodica un po' anni 70's ben sorretta da sovraincisioni e l'eterea chitarra in accordi leggeri. Uno schema che è la chiave del successo anche in “ Scatterbrain” , posta a quasi fine album , paradossalmente abbraccia “2+2=5” . curioso come Tom riesca dare volontariamente alle stonature elggere un loro grado interpretativo del pezzo. Da non accorgersene. l'uomo colpito dal fulmine è metafora di un sovraccarico di informazioni (come si è già fatto riferimento in altre sezioni del disco ),. Stan assimilando le nostre menti, prosiugandoci, è sarcastica la band in “We Suck Young Blood” un silmil gospel malato, da propaganda elettorale, a finale lisergico e sofferente in quel lamento finale. Cinismo a spogliar le truffe ingannevoli che si nascondono anche nelle cosiddette campagne umanitarie, su tutte il “Drop The Debt” ( riferito al debito dei paesi del terzo mondo) , mosse da politici solo per tornaconto sull'immagine in un contesto plasticoso e temibile “Myxomatosis” altri non è appunto, che una malattia degli animali, ed è graffiante il basso che ne rappresenta la rabbia in un pezzo martellante quanto atipico nella loro discografia .
Ma sorprende come in realtà, il dolore misto ad ira venga trasmesso in un brano quasi angelico e catartico come “ I Will”, un soffio di vento, quasi un intermezzo intensissimo, sciolto in un cantato da pelle d'oca.

I will
lay me down
in a bunker
under the ground
I won't let this happen to my children
meet the real one coming out of my shell

Un vortice di negatività prosegue anche “ A Punchup At A Wedding” , nonostante la cadenza black music ai confini col soul. Suggerisce un outro in grande stile, altra gemma dell'album è “A Wolf At The Door” , una vivisezione del jazz (shuffle di batteria, elementi corali, mellotron e organo a canne ) dipendenti dalle passeggiate sul pentagramma di Greenwood , Tom opta per un cantato interpretativo, una via di mezzo tra lo swing,lo spoken e un rap decellerato. E il Phatos ne ringrazia sentitamente. Tra liriche da interpretare. Così come la copertina, bizzarra nella sua essenzialità, soprattutto nell'edizione limitata, presentata come una mappa pieghevole, frasi e slogan al posto delle costruzioni in un contorto stile pubblicitario. . A mille usi interpretativi, e non che Yorke non ci avesse avvertito in uno dei pezzi più belli del disco...


there's a gap between
there's a gap where we meet
where i end and you begin


E quando meno te l'aspetti, ci si rituffa nell'ombra.

i can watch and can't take part

Gidan Razorblade

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