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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Anathema - Alternative 4 (1998)

venerdì 27 febbraio 2009

Anathema - Alternative 4 (1998)


Anno: 1998
Etichetta: Peaceville Records

Line Up:
Vincent Cavanagh - Guitar/Vocals
Daniel Cavanagh - Guitar
Duncan Patterson - Bass
Shaun Steels - Drums

Tracklist:
1.Shroud of False01:37
2.Fragile Dreams05:32
3.Empty03:00
4.Lost Control05:50
5.Re-Connect03:52
6.Inner Silence03:08
7.Alternative 406:18
8.Regret07:58
9.Feel05:28
10.Destiny02:14

We are just a moment in time
A blink of an eye
A dream for the blind
Visions from a dying brain
I hope you don't understand




L'angelo pare essersi restaurato nel corso delle due copertine, è radicalmente mutato dalla figura che appariva in Eternity, una veste decisamente modernizzata, dallo sfondo incolore,a far risaltar maggiormente il non volto al centro della figura, celato o assente che sia, dona una sensazione di maggior introspettività e desiderio di restar confinati tra i propri pensieri ; anche se la spiegazione più materialista la conferì Daniel, nell' indicare come ispiratore, un libro chiamato Alternative 3 (di Leslie Watkins ) che forniva una spiegazione ipotetica su teorie che potessero prevenire la distruzione del mondo,la terza possibilità era lasciare il pianeta. Dunque gli Anathema con questa copertina da “Angelonauta” , vollero esprimere una loro aggiuntiva opinione per la salvezza.
Ma i membri della band sono in realtà 4,e non è detto che i pareri in un gruppo debbano essere unanimi, Duncan infatti motiva la scelta del titolo interpretando il libro sovracitato da un lato diverso, oscurando l'effetto, punta il dito sulla causa :la cospirazione che poi porta alla formulazione delle tesi. Ed è per questo che molte delle liriche dell'album hanno la Fiducia come protagonista.
Esordire così, rende la fotografia del gruppo (entrato in sala di registrazione a gennaio del 1998,per poi uscirne sei mesi dopo) sicuramente più nitida, la creatività corre impetuosa sull'asse Patterson /Danny Cavanagh alternati da tranquilli separati in casa,mentre Shaun Steels si accomoda dietro le pelli. Ci sarebbero tutte le attenuanti per una raccolta di per se discontinua, eppure l'omogeneità rappresenta uno dei molteplici punti di forza di questo capolavoro.
"Shroud Of False" è la risposta prima della domanda,un intro dolcemente cinico affidato ad una unica strofa intrisa di significati,poi va via tra gli echi e i pensieri destati con esso, ci raggiunge "Fragile Dreams" tra una divina sezione fiati accompagnato da un crescendo di batteria culminante in un riff memorabile che ha la sua evoluzione solo poco prima che subentri il cantato,il risultato è di una emotività disarmante. “Empty” è decisamente il brano più catchy dell'opera, presentando una batteria addirittura programmata,Vincent riesce a fornire con la sua interpretazione vocale la rabbia all'intero pezzo,ottenendo una tregua solo per un breve intermezzo di pianoforte. Lo stesso strumento, contorna di note raminghe la confessione intimistica del vocalist nella successiva “Lost Control” delicatamente dissanguata da un fiume di violini. “Re-connect” è l'unico brano che spezza la dittatura compositiva del duo,è appunto firmata dal cantante, un vestito di accordi perfettamente indossato dai suoi numerosi cambi di registro.
L'inaspettato momento di serenità giunge con “Inner Silence”, filtrato di una tenera rassegnazione, sotto l'incisività delle pelli di Shaun ,la band continua a viaggiare nelle emozioni più introspettive dell'animo umano,senza soste ne retorica. Capolavoro strutturale è la titletrack, Duncan arpeggia nervoso un giro paranoico,turbinato dalle spaziali tastiere lisergiche, si manifesta la quarta alternativa:l'olocausto dell'umanita. Nel gelo di un ritornello che non esiste. È silenzio. È poesia eretta da un fraseggio di batteria e chitarra che squarcia la tensione accumulata.
Danny introduce altre novità nel sound della band, un hammond (!) si fa spazio nell'aria di una timida chitarra acustica,e la carica emotiva del fratello, ornata da cori e archi ,il risultato è ciò che le parole possono solo intrappolare, limitative in questo turbine di “sapori uditivi” assaggiati in 8 minutie nemmeno un secondo offerto alla noia. Patterson firma la strada verso la fine, la dolceamara “Feel” dai contorni organistici quasi religiosi ,e “Destiny” , incentrata nel gotico giro di tastiera (se ne risentirà il richiamo nella seconda parte di Going Nowhere quattro anni dopo, incluso nel primo cd dei suoi Antimatter) che accompagna la speranzosa preghiera di Vincent ,la ninna nanna che addormenta il dolore ,consegnadoci una pietra miliare degli anni novanta, frutto di emozioni catturate in dieci composizioni in maniera cosi efficace, da sentirle pulsare ogni volta,come insegna la fine del sesto brano.

When the silence beckons
And the day draws to a close
When the light of your life sighs
And love dies in your eyes
Only then will I realize
What you mean to me.

Gidan Razorblade

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