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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Minor Threat - Complete Dischograpy (1988/2003)

venerdì 16 gennaio 2009

Minor Threat - Complete Dischograpy (1988/2003)


Anno: 1988

Etichetta: Dischord

Tracklist:
1. "Filler" – 1:32
2. "I Don't Wanna Hear It" – 1:13
3. "Seeing Red" – 1:02
4. "Straight Edge" – 0:45
5. "Small Man, Big Mouth" – 0:55
6. "Screaming at a Wall" – 1:31
7. "Bottled Violence" – 0:53
8. "Minor Threat" – 1:27
9. "Stand Up" – 0:53
10. "12XU" – 1:03
11. "In My Eyes" – 2:49
12. "Out of Step (With the World)" – 1:16
13. "Guilty of Being White" – 1:18
14. "Steppin' Stone (Monkees Cover)" – 2:12
15. "Betray" – 3:02
16. "It Follows" – 1:50
17. "Think Again" – 2:18
18. "Look Back and Laugh" – 3:16
19. "Sob Story" – 1:50
20. "No Reason" – 1:57
21. "Little Friend" – 2:18
22. "Out of Step" – 1:20
23. "Cashing In" – 3:44
24. "Stumped" – 1:55
25. "Good Guys (Don't Wear White) (The Standells Cover)" – 2:14
26. "Salad Days" – 2:46

Pay no mind to us, we’re just a minor threat. Parlare di questo Complete Discography equivale a parlare della storia dei Minor Threat e parlare dei Minor Threat equivale a parlare della storia dell’hardcore. La band di Washington DC rappresenta uno dei rarissimi casi nella storia della musica in cui un singolo gruppo incarni in sé un intero movimento. Sì perché i Minor Threat sono l’hardcore. Non sono gli inventori di questo stile musicale, ma ne sono l’essenza, la furia, l’ideologia, le contraddizioni. Ian MacKaye, Lyle Preslar, Brian Baker, Jeff Nelson. Questa la formazione storica. Quattro adolescenti completamente diversi da quelli che dall’altra parte degli Stati Uniti stavano mettendo a ferro e fuoco la costa ovest, qui non troviamo né sbandati né poverelli senza tetto. Qui abbiamo quattro ragazzi della Washington bene, con una famiglia alle spalle e un tetto sulla testa. La differenza fra Los Angeles o San Francisco è sostanziale: essere hardcore sulla costa ovest significa essere degli sfigati, emarginati, perseguitati dalla polizia e dai compagni di scuola, esserlo nella Capitale significa essere tipi giusti, da rispettare e temere. E allora sotto a imitare Black Flag, Circle Jercks e compagnia: jeans, maglietta, anfibi, catene usate come cinture, pestaggi, intimidazione, aggressività.
Poi arriva anche la musica, e qua le cose iniziano cambiare. Sì può pensare di battere i propri maestri al loro stesso gioco? Si può guadagnare l’adorazione di un’intera scena prima ancora di aver pubblicato un misero EP? Può un uomo solo dare vita a uno stile di vita antitetico a quello proposto dalla scena musicale di provenienza e farlo sopravvivere per quasi trent’anni? Le risposte di Ian MacKaye e dei Minor Threat a queste domande sono tutte dei “sì” decisi.C’è un episodio che rende l’idea di cosa sia riuscita a diventare nell’arco di pochissimo tempo la band di Washington per la comunità hardcore. Poco tempo dopo la fondazione del gruppo i quattro ragazzini bianchi si trovavano a dover aprire un concerto per i grandi Circe Jercks, Ian quel giorno mise talmente tanta foga nel cantare Screaming At A Wall durante il soundcheck che finì per perdere la voce. Data cancellata? Niente affatto. Lyle sale sul palco davanti a un salone strapieno di gente e dice che Ian deve fare un annuncio. Nel frattempo il frontman si presenta sullo stage con un cartello recante tre parole “sono-senza-voce”, afferra il microfono e con l’ultimo filo di fiato sbraita "Guilty Of Being White". Da lì ha inizio il delirio. Ian mostra alla folla i fogli con alcune parole delle canzoni e i fan ricambiano cantando al posto suo tutte le canzoni ad un volume tale da coprire il suono degli strumenti. E pensare che fino a quel momento avevano pubblicato solo un piccolo demo distribuito fra gli amici. Ma la leggenda era già iniziata. Una leggenda partita nel 1981 con la pubblicazione di due 7’’. Minor Threat, esordio fulminante contenente alcuni dei brani più importanti dell’hardcore tutto: si va dall’assalto frontale di Filler alla furia cieca di Seeing Red, dalla programmatica Straight Edge alla deflagrante Screaming At A Wall. In My Eyes in cui risplendono perle quali la title track e Guilty Of Being White. Tutto attraverso la Dischord di MacKaye, quella che diventerà una delle più importanti etichette indipendenti del mondo. I Minor Threat sono già sulla bocca di tutti, ma dopo un esordio così abbagliante arriva di immediatamente il buio. Lyle lascia il gruppo per proseguire gli studi alla Northwestern University e Ian lo scioglie perché dall’alto del suo integralismo non può accettare che della band facciano parte persone esterne a chi gli ha dato vita. Duro, coerente, hardcore. Nel frattempo Brian si unisce ai Government Issue mentre Ian e Jeff si ritrovano impantanati senza riuscire a trovare il bandolo della matassa nel progetto Skewbald. La notte però dura poco, un annetto, il tempo necessario a Lyle di realizzare che la sua vita non è fra il libri ma su un palco davanti a gente che si ammazza di slamdance. Nel 1982 i Minor Threat sono di nuovo insieme, c’è anche un’altra novità. Nei due anni lontani dai palchi la loro fama si è accresciuta a dismisura rendendoli la band hardcore più importante del distretto di Washington, ormai anche più dei mostri sacri Bad Brains. Il loro nome è sulla bocca di tutti e inizia a spargersi come un virus per tutti gli Stati Uniti, la band sbarca anche sulla costa Ovest e nell’estate di quell’anno Ian decide di apportare una piccola rivoluzione in seno al gruppo: accontenta Brian facendolo passare all’agognata chitarra ritmica e accetta nel gruppo Steve Hangsen come bassista. Questa scelta a posteriori si rivelerà l’inizio della fine per la band. Con la nuova line up registrano Out Of Step che grazie alla nuova disponibilità di strumenti e idee porta la struttura delle canzoni ad aumentare in dinamicità e complessità rispetto alle classiche schegge hardcore: Look Back And Laugh e Betray sono i primi embrioni di questo potenziale nuovo corso (stiamo già parlando di post qualcosa? Probabilmente sì), la title track e Sob Story ci tengono invece ben ancorati al passato. Dopo la pubblicazione di questo EP i ragazzi si imbarcano in un trionfale tour che li porta a suonare in ogni buco degli States. Il virus Minor Threat aveva ormai infettato completamente il corpo dell’hardcore americano, la storia della musica si stava scrivendo da sé. Da lì a poco la band andò incontro ad un inevitabile collasso, la politica in fatto di marketing e gestione delle spese di Ian aveva portato i ragazzi sul lastrico e l’ingresso in formazione di Hangsen era andato a minare irrimediabilmente l’equilibrio già fragile fra quattro personalità fortissime. E la furia devastante che sprigionavano si basava proprio su questo equilibrio perfetto quanto precario. Nell ’83, all’apice della loro popolarità, sui Minor Threat cala il sipario lasciando nella scena hardcore un vuoto incolmabile. In particolare la comunità di Washington inizierà a sprofondare in una spirale discendente di violenza, razzismo e omofobia nonché malcelato fascismo. MacKaye rimarrà sconvolto da tutto ciò, una volta realizzato di essere stato lui stesso a dare il via solo un paio di anni prima a questo putiferio non rimarrà con le mani in mano. Nell’estate di due anni dopo riunirà i pezzi grossi della comunità DC nel tentativo di dar vita a una nuova scena basata sui valori della fratellanza, dell’empatia e della non-violenza. Tutti avrebbero dovuto fondare nuove band e così la famosa “rivoluzione d’estate” ebbe inizio. Nacquero Embrace (per mano dello stesso Ian), Dag Nasty (grazie a Brian)e Rites Of Spring (di Guy Picciotto, poi con Ian nei Fugazi). L’emocore emetteva così i primi vagiti.
In Complete Discography viene raccolto tutto il materiale prodotto in quegli anni. Racconta la leggenda di un gruppo di ragazzini che in pochi mesi ha cambiato oltre che la storia della musica anche la vita di migliaia di persone in tutto il mondo. Passare in rassegna queste canzoni è come fermarsi a guardare quello che probabilmente è lo snodo fondamentale della musica degli ultimi 25 anni. Da qui in poi il rock non sarà mai più lo stesso: il punk sembrerà una cosa per mocciosi, il metal diventerà trash e chissà quant’altro (metalcore, deathcore,etc.etc.), le lunghe cavalcate dell’emo e del post-hardcore avranno il loro inizio sviluppandosi e ramificandosi all’infinito negli anni a venire.
Slayer, Nirvana, Faith No More, Refused, Neurosis, Fugazi e tantissimi altri sono partiti da qui. Uno motivo ci sarà.
Onore e rispetto per Ian e i Minor Threat.

Alessandro Sacchi =KG=

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