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martedì 20 gennaio 2009

From Autumn To Ashes - Too Bad You're Beautiful (2001)


Anno: 2001

Etichetta: Ferret Records

Tracklist:
1. The Royal Crown -Vs.- Blue Duchess
2. Cherry Kiss
3. Chloroform Perfume
4. Mercury Rising
5. Capeside Rock
6. Take Her To The Music Store
7. The Switch
8. Reflections
9. Eulogy For An Ange
10. Short Stories With Tragic Endings

L'autunno: per definizione stagione di transizione, poetica, malinconica, in cui si spegne l'euforia dell'estate, lasciando spazio ad emozioni diverse, a colori più freddi, incenerendo tutto quello che per noi è stato il periodo appena terminato. I From Autumn To Ashes fanno tendenzialmente questo: manipolano le parole, senza un fine specifico, rendendolo semplicemente importanti. Che ci facciano piangere di dolore o di gioia, hanno raggiunto il loro obbiettivo. Vogliono soltanto renderci partecipi delle loro urla contro il vento, delle loro esperienze, convincerci a prendere parte al loro monologo autunnale. Sta a noi decidere se unirci alle loro strazianti grida di dolore, oppure trovare nelle loro canzoni quel barlume di speranza, quella voglia di andare avanti che ci può consentire di superare un momento negativo.
I From Autumn To Ashes non sono la solita band Metalcore, e neanche il solito gruppo Screamo. Certo, queste sono le loro influenze più importanti, ma è bene non fermarsi alle apparenze, perchè in questo modo si cadrebbe nei soliti pregiudizi. Si, perchè da quando il Metalcore è diventato un genere molto trendy, è iniziato un susseguirsi di nascite di band spesso plastificate, seppur convincenti nelle loro melodie di ultimo grido. I From Autumn To Ashes sono altro. Sono rabbia, tristezza. A tratti rancore. Almeno per quanto riguarda il loro primo album, Too Bad You're Beautiful, uscito nel 2001. Un disco che, una volta ascoltato, è impossibile dimenticare. La profondità di un capolavoro simile è difficilmente descrivibile a parole, se non elencando i suoi connotati principali: innanzitutto, rabbia. Voglia di sputare parole velenose, ansia di cambiare ciò che ci colpisce e ci fa male, troppo male per essere sopportato. Tutto questo attraverso una musica che fa della violenza ragionata la propria forza. Schegge Emocore, passaggi Metal (ancora molto pochi rispetto a quelli dei successivi dischi), vocals glaciali, taglienti. Urla liberatorie. Ma la cosa più impressionante sono i testi: così belli, così profondi, così personali che possiamo facilmente farli nostri; sconvolgenti nella loro crudezza, ma soprattutto nel loro realismo.
E' proprio la costante alternanza di sfuriate Hardcore e atmosfere tristi ed intimiste la linea su cui si muovono i nostri, forti di una notevole capacità di songwriting. Il disco parte con la classica mazzata emocore: in Royal Crown Vs. Blue Duchess, la band si districa tra la violenza del Metalcore e le splendide melodie tracciate da voce e chitarra. Avvicinandosi alla fine del pezzo, il violentissimo scoppio emotivo ci lancia in un turbinio di emozioni contrastanti, ben coadiuvate da un testo bello e sofferto (As paper I cut your life / Follow the outline that you traced / The life you knew disappears / In its wake you stand with one skin that you do not own). Adesso è fatta, siamo spacciati. Come non farsi baciare dalla splendida Cherry Kiss, con quei tappeti di batteria che sostengono riffs elaborati, di chiara derivazione Heavy Metal, e quelle vocals che passano dallo scream al pulito, quasi al pianto. E come non restare ammaliati dal profumo di Chloroform Perfume, un semplice duetto voce-chitarra acustica (con una esplosione elettrica nel finale), emozionante ed intimista. Ed ecco che arriva Capeside Rock, che ci lascia semplicemente senza fiato, come un proiettile che ci si conficca direttamente all'altezza della gola. Così, immobilizzati dalla furia del pezzo precedente, riconosciamo presto la voce campionata di due dei protagonisti del telefilm Dawson's Creek: è l'intro di una delle song meno immediate del disco, Take Her To The Music Store. Attraverso altri tre pezzi a metà tra Hardcore primigenio e melodie emo, siamo accompagnati dai Nostri verso la fine del disco, che vede in chiusura la loro canzone più rappresentativa: Short Stories With Tragic Endings è una lunga suite di quasi 10 minuti, che alterna momenti di rabbia e dolore (attraverso lo scream del cantante) ad altri in cui la dolcezza della singer dei One True Thing, Melanie, ci porta di fronte ad un bivio: se seguire i suoi fraseggi eterei, oppure lanciarci nel caos (perfettamente ordinato) che scaturisce dal resto della band. Un pezzo lungo ed estremamente ricco di emozioni, a volte anche antitetiche. Le ultime note di chitarra acustica si spengono, accompagnate dalla splendida voce di Melanie. Una volta terminato il disco, ciò che ci rimane nel cuore è soltanto una semplice poesia, struggente e malinconica, per chi è alla ricerca della luce e per chi l'ha già trovata.

"For as much as I love Autumn,I'm giving myself to Ashes"

Alpha

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