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venerdì 5 dicembre 2008

Linea 77 - Ketchup Suicide (2000)

Anno: 2000

Etichetta: Earache

Tracklist:
1. Potato Music Machine
2. Ketchup Suicide
3. Tadayuki Song
4. McHuman Deluxe
5. Miss It
6. Smile
7. You/Kimono
8. Lo-Fi Boy
9. Cacao
10. Moka
11. Walk Like An Egyptian

Linue-up:
Nitto - voce
Emo - voce
Chinaski - chitarra
Dade - basso
Tozzo - batteria

Ketchup Suicide è un disco che arriva da lontano. Da Venaria, provincia di Torino. Uno di quei posti dove il grigio è il colore imperante e l’apatia e la routine quotidiana ti avvolgono nella loro spirale di tristezza e mediocrità. Arriva da qui ma non solo. Arriva da un esordio autoprodotto(e ancora un po’ acerbo) -Too Mucch Happiness Makes Kids Paranoid- che grazie alla sua fusione di hardcore, rap e metal ha catturato l’attenzione di una delle etichette estreme più blasonate, la Earache. Arriva da centinaia di live furibondi in giro per Italia e, incredibile ma vero, ancor più per l’Europa, Inghilterra in particolare. Concerti che hanno messo il nome Linea 77 sulla bocca di tutti gli appassionati di musica pesante, suonata sì col cuore, ma anche con la testa. In queste undici tracce c’è tutto questo e tanto altro ancora. Abbiamo una sezione ritmica schiaccia sassi che compete ad armi pari con quelle dei più tosti gruppi nu-metal americani, grazie ad un batterista fantasioso che non si fa pregare quando c’è da pestare su tempi più intricati e un bassista che dona groove e profondità al suono del gruppo. Abbiamo un chitarrista esperto che svolge un ruolo di importanza capitale nell’economia del suono di quest’album: mai sopra le righe, mai sotto i riflettori, ma sempre sullo sfondo amalgamando perfettamente le detonazioni ritmiche alle scorribande vocali dei cantanti. Ecco, alla fine ci sono loro due, Emo e Nitto. Due singer con voci, diciamocelo sinceramente, simili l’una all’altra, ma che mai come in quest’ episodio della discografia targata Linea 77 si spartiscono alla perfezione il lavoro senza pestarsi i piedi. Emo è sicuramente il più fantasioso, quello che con i suoi giochetti vocali in episodi come il super singolo Ketchup Suicide o McHuman Deluxe richiamano alla mente i gorgheggi di un tale Chino Moreno o del primo Jonathan Davis. Nitto invece è l'anima hardcore della band torinese, l'espressione sonora della violenza metropolitana, ti assalta alla giugulare con il suo scream selvaggio e ti lascia a terra sanguinante mentre le note di Potato Music Machine e Smile scorrono di sottofondo. Scream selvaggio si è detto, e selvaggio è l’aggettivo più adatto per descrivere un album che nella sua razionalità e numetallaggine di fondo ti investe come un treno carico di furia hardcore evoluta, sudore e passione. E allora è facile immaginarsi a pogare sotto un palco ascoltando l’antifashion Moka, unica composizione interamente italiana del lavoro che diverrà negli anni a venire uno dei cavalli di battaglia del gruppo. E’ semplice anche farsi avvolgere dalle melodie quasi emo (e qua l’ombra di Chino Moreno e dei primi Deftones è evidente) di Tadayuki Song o saltare sulla sedia per la schizofrenia di Lo-Fi Boy e Cacao. Ma si rimane anche a bocca aperta nell’udire la rilettura in chiave simil-hardcore del successone ottantiano Walk Like An Egyptian.
Quando il frastuono del disco termina di uscire dalle casse del nostro amplificatore una domanda non può che sorgere spontanea: siamo sicuri che la grigia provincia italiana non abbia prodotto una delle perle più lucenti (ma anche più nascoste) di quel famoso carrozzone chiamato nu-metal? Io una risposta già ce l’ho.

Alessandro Sacchi =KG=

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