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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Death - Individual Thought Patterns (1993)

venerdì 12 dicembre 2008

Death - Individual Thought Patterns (1993)


Etichetta: Roadrunner
Anno: 1993

Line-up:
Chuck Schuldiner - vocals, guitars
Steve DiGiorgio - bass
Andy LaRocque - guitars
Gene Hoglan - drums

Tracklist:
01.Overactive Imagination
02.In Human Form
03.Jealousy
04.Trapped In A Corner
05.Nothing Is Everything
06.Mentally Blind
07.Individual Thought Patterns
08.Destiny
09.Out Of Touch
10.The Philosopher

Due anni dopo, rinnovata nuovamente la line-up, esce ITP. E' un altro capolavoro, che vede alla batteria Gene Hoglan (uno dei miei preferiti), Andy LaRoque preso in prestito da King Diamond (infatti le parti di chitarra verranno suonate in sede live da Craig Locicero dei Forbidden), e la conferma Steve DiGiorgio al basso. Le premesse sono ottime, le dieci canzoni anche, se si pensa che non c'è né un calo di tensione (e mai ce ne saranno!) nè un passaggio-filler (riempitivo, per i pochi). Chuck ci spiega i suoi schemi di pensiero...ma...cosa saranno poi questi schemi di cui parla nell'album? Nella title-track, sembra quasi volerci parlare di tutte quelle persone che si comportano da parassiti, verso i modi di pensare (appunto, gli schemi) altrui.
E quella copertina così misteriosa cosa vorrà significare? Fino a "Human" gli artworks erano stati sempre fin troppo chiari (perché, volete dire di no?lascia così tanto spazio all'immaginazione!), ma in ITP ci sono troppe incognite da ... risolvere. Questo lavoro eredita dal precedente, una cosa importante, e cioè le sonorità compresse e tirate. Certamente non come in "Human", bensì con un tiro più calibrato, ancor più tecnico (!!!) ed innovativo. Si, avete letto bene, innovativo. Parafrasando un noto disco, affermo spesso che Chuck rappresenta "A Saurceful Of Secrets": non finiamo mai di imparare dai suoi testi, scopriamo piccole cose che ci sfuggono, così come quando ascoltiamo la sua musica.
"Individual Thought Patterns" vanta un attacco al fulmicotone con la canzone "Overactive Imagination", una totale presa di posizione contro una cosa che il singer definiva una piaga, ovvero l'inganno.
"...Le tue bugie si diffondono da una parte all'altra del mondo come una piaga. Approfondendo l'arte dell'inganno..."
"Il tuo manoscritto sarà a corto di idee. La storia presto finirà.
Le persone in cui avere fiducia diminuiscono...".
Come sempre, egli non risparmia nessuno, non con chissà quale cattiveria di fondo. Lui diceva la verità, semplicemente. Il suo punto di vista. Leggere però questi testi fa capire che non sono semplici punti di vista. Quando mi capita di rileggerli mi distacco sempre da ciò che mi circonda, penso sempre che, è si il suo modo di pensare, ma diventa anche il mio, perchè sono affermazioni definite in un modo così semplice e speciale, che ti entrano subito nella mente. Inevitabilmente, il passo successivo è la passione verso questa band.
Un tocco epico, costituisce la seguente "In Human Form", dove le chitarre hanno un particolare suono, dal particolare gusto retrò (una cosa questa, che riscontro nel disco intero). Indispensabile a sorreggere "Jealousy" troviamo un testo tanto semplice (!) quanto efficace:
"...Lo stare dietro gli occhi è un luogo che nessuno riuscirà a toccare.
Contenendo pensieri che non possono essere portati via o rimpiazzati.
Tu vuoi ciò che non è tuo, Gelosia.
Tu vuoi ciò che non puoi avere, Gelosia..."
Molto complessa fin dall'inizio, un pezzo dove Hoglan e DiGiorgio si divertono a sfidarsi. Il primo a pestare violentemente e precisamente tra crash e grancassa, l'altro a disegnare linee di basso morbide e fluenti. LaRocque si sente eccome, il suo stile dimenticatelo sin dalla prima nota, perchè in questo ITP spara i suoi solos in modo ancora più allucinante, travestiti di una natura alquanto eterea.
Segue "Trapped In A Corner", che insieme a "Out Of Touch" costituisce a mio avviso il punto alto del capo-lavoro.
"...Voglio vederti annegare nelle tue bugie,
la fine della tua finzione, una questione di tempo,
bugie che interagiscono, dominio, controllo,
nutrire la sua natura contorta:
è rivoltante vedere i sogni morire..."
In queste parole, Chuck vi impasta continui cambi di tempo, uno dopo l'altro. Si inizia a testa alta, con un'epicità assurda, poi le chitarre sfociano in un territorio più brutale, che infatti, accompagneranno le parole di cui sopra. Prima Hoglan e poi Steve, scandiscono il momento di cambiare tempo: la musica si fa ancora più maledetta:
"...Un consiglio: la pazienza del destino si sta accorciando.
Fingere nei confronti della mente e dell'apparenza:
cadrai a corto di sogni da distruggere...".
Più si va avanti e più il singer tocca punte inarrivabili: dalle scale ipnotiche di "Nothing Is Everything" ed i suoi grandi giri di basso (ascoltateli attentamente, son davvero unici). Da qui in poi non si respirerà più: "Mentally Blind" è impeccabile, subisce un cambiamento verso la metà, quando le chitarre e la batteria corrono veloci in un incedere quasi marziale. E se la titletrack invece colpisce per la sua radice fusion (beh, si...qui i Death strappano radici sia dal thrash, destrutturandolo a dovere, sia dal death), "Destiny" è assolutamente il manifesto di questo cd.
"...ll tempo è una cosa che dobbiamo accettare. A volte dell'inaspettato ho paura.
Quando appena sento che non c'è scusa per ciò che accade,le cose cadono in un luogo.
Io so che non c'è modo per evitare la sofferenza che dobbiamo
attraversare, per trovare l'altra metà che è fedele.
Il destino è ciò che noi tutti cerchiamo. Il destino stava aspettando te e me..."
Se lo leggiamo a distanza della morte di Chuck, vengono i brividi.
Premonitore, direi.
ITP si chiude nel migliore dei modi: "Out Of Touch" è la mia preferita. L'intro è stata utilizzata per aprire "Living Monstrosity" al concerto di Firenze del 1993, per la data di supporto a questo periodo della band. Viaggia una meraviglia, velocissima, concedendosi momenti di genio in ogni "dove" e "come", ascoltate ad esempio il minuto 2:49 per capirmi...
"The Philosopher" invece, altro highlight della band, sembra quasi un tributo alla filosofia, appunto...Il suo testo sembra trarre spunto dai pensieri di Socrate e Freud in modo così geniale che nessuno mai aveva osato.
Più specificatamente, il pezzo entra nelle menti guidate dai mass-media e da chi è così arrogante da credere di essere onnisciente.
Un disco oscuro, difficile, ma che saprà dissetarvi a dovere.

Davide Montoro

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