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Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Neurosis - Sovereign (ep)

giovedì 13 novembre 2008

Neurosis - Sovereign (ep)



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Anno: 2000 Etichetta: Neurot Recordings

Line-up:
Steve Von Till : Guitar, Voices, Percussion
Scott Kelly : Guitar, Voices, Percussion
Dave Edwardson : Bass, Voices, Moog Synthesizer
Noah Landis : Keyboards, Sampling, Sound Manipulation, Voices, Engineer
Jason Roeder : Percussion, Drums


Tracklist:
1.Prayer
2.Offering
3.Flood
4.Sovereign

Capita spesso di essere sommersi dal quotidiano, di dimenticare ciò per cui al mattino si mise la testa fuori dal cuscino, le grandi cose, le piccole cose.
Nella mente c’è un viaggio sempre desiderato, ma forse perché lontano o vicino all’utopia, si tende ad accantonarlo.
Poi tutto di un tratto si trova un vecchio biglietto per partire, coperto di polvere, ma ancora valido, non è un’ultima chiamata, ma da adoperare nel momento giusto, giusto per l’animo, per la mente, per il cuore. Un biglietto a prezzo stracciato, un vero affare.
Il biglietto che presento io è vecchio di sette anni, ma nonostante i segni del tempo, la carta è ancora integra, intrigante, e si può sentire il profumo del mistero, dell’avventura che sta dietro ogni viaggio. Un biglietto che porta ai Neurosis.
Un biglietto che presenta ogni tappa del loro viaggio, in quest’ordine : acustica, elettrica, rumore, sunto.
L’ep, primo lavoro del combo di Oakland sotto la loro Neurot Recordings incarna la loro definitiva evoluzione. Dopo la triade e un album di transizione come Times Of Grace, Sovereign è la nuova anima dei Neurosis. Dopo la strabordante ferocia bilaterale di Through Silver In Blood non si poteva esasperare il suono, allora lo si è spogliato, con ToG per poi rivestirlo di una nuova veste.
Prayer non lascia seconde considerazioni, inizia come recitata, come una preghiera dalla sorella di Steve, che presta le sua voce alla band del fratello, che compare dalla nebbia, così come fece su Away nel precedente album, e come sciamano si divincola tra gli arpeggi di chitarra, che cerimoniali scorrono, e l’unica scossa che muove la terra, è data proprio dalla sua voce, capace di fare il bello e il cattivo tempo, un mare impetuoso che improvvisamente diventa bonaccia, ma senza preavviso ritorna a infuriare per abbattersi sulla costa. E’la violenza insita nella band, ora non più divisa tra lato fisico e psichico, ma batte sempre su quest’ultima parte, non un riff, un rumore, ma la tensione è palpabile, è presenza.
Se questa era la parentesi acustica, si è consapevoli che An Offering non sarà una passeggiata, infatti i brevi campionamenti iniziali non sono altro che una farsa che apre riffing mai così doom nel loro incedere, cupi e dilatati, massicci, neri. Dove le brevi parentesi sono solo le vie di fuga per la luce, che morirebbe in tutto quel buio. Nel finale scorie malefiche di drone elettrico sono una mannaia che lacera l’aria, che inizia a divincolarsi tra le correnti e menare fendenti con le chitarre assassine di Scott e Steve, mentre Noah disegna in sottofondo scenari di sporchissimo gelo.
Ed ecco che arriva il loro modo di intendere il rumore, Flood, lande ghiacciate che disturbano i sensi, che penetrano nel profondo, mentre la batteria di Jason severa scandisce il tempo.
E’ la loro Giudecca, ma non c’è Lucifero alcuno, questa tortura interiore basta. E avanza.
E come promesso, nel finale arriva il sunto di questo ep dal valore di un album, vuoi per le canzoni che lo compongono, vuoi per la loro singola durata e quella totale, che supera la mezz’ora di inediti, vuoi per la qualità elevatissima che i tristoni di Oakland come sempre propinano.
In Sovereign si chiude la strada iniziata appunto con Road To Soverignty, traccia di chiusura di Times Of Grace, Sovranità, strada che porta…al sovrano.
La chiusura è il sunto di tutto quello sentito in precedenza, 15 minuti di maestria, di forza, di potere dimostrato sotto ogni forma, non c’è spazio per etica alcuna. Ancora un suono doomoso, il basso di Dave in primo piano, Noah che impazzisce dietro la consolle a disegnare scenari psicotici e lussuriosi, di malsano piacere, è il 35° canto lo scrivono loro, inghiottono tutto, Inferno e annessi, perché niente fa più paura di quello che sta dentro di noi, che è vero, ci conviviamo, e ancora una volta, loro conoscono bene questo buco nero:

“Faith in this will bring us all to her
We will know and feel all that is real”

Neuros

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