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sabato 18 ottobre 2008

Ulver - Themes from William Blake's The Marriage of Heaven and Hell


Anno: 1998

Etichetta: Jester Records

Line Up:
Trickster G. - Generation
Tore Ylwizaker - Programming
Havard Jorgensen - Guitars
E. Lancelot - Drums
"Skoll" Hugh Stephen James Mingay - Bass
Knut Magne Valle - Cables, Wires & Various Sound Contributions
Stine Grytoyr - Female Vocals
Ihsahn / Samoth / Fenriz - Voce in "A Song Of Liberty"

Tracklist:
Disco uno

1. "The Argument Plate 2" – 4:03
2. "Plate 3" – 2:48
3. "Plate 3 Following" – 1:33
4. "The Voice of the Devil Plate 4" – 2:49
5. "Plates 5-6" – 2:31
6. "A Memorable Fancy Plates 6-7" – 4:24
7. "Proverbs of Hell Plates 7-10" – 9:06
8. "Plate 11" – 2:01
9. "Intro" – 3:26
10. "A Memorable Fancy Plates 12-13" – 5:59
11. "Plate 14" – 2:08
12. "A Memorable Fancy Plate 15" – 4:51
13. "Plates 16-17" – 3:17

Disco due

1. "A Memorable Fancy Plates 17-20" – 11:23
2. "Intro" – 2:27'
3. "Plates 21-22" – 3:11
4. "A Memorable Fancy Plates 22-24" – 4:50
5. "Intro" – 3:59
6. "A Song of Liberty Plates 25-27" – 26:23

Premessa:
Composto nel 1790, The Marriage of Heaven and Hell è forse lo scritto più conosciuto e influente di William Blake, uno dei maggiori poeti inglesi della storia nato e vissuto a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, spesso accostato al romanticismo, nel quale l'autore, che imita lo stile degli scritti della Bibbia, raccontando il proprio viaggio attraverso l'Inferno esprime la propra visione della religione e la propra ostilità verso la chiesa, presentando l'Inferno stesso e Satana come degli ideali di libertà.


E' il 1998, Krystoffer "Garm" Rygg, il leader del gruppo qui noto come Trickster G. ha solo 21 anni ma ha già alle spalle 3 dischi con gli Ulver e una prestazione vocale straordinaria nel disco "La Masquerade Infernale" degli Arcturus, primo vero esempio di avant-garde nel mondo del (black) metal.
Nel recensire questo lavoro bisogna considerare prima di tutto la produzione precedente del gruppo: l'esordio risale al 1994, si intitola "Bergtatt", suona come un black metal fortemente influenzato dalla musica folk norvegese ed è da subito considerato come uno dei maggiori capolavori del black, capostipite di un genere (il black-folk appunto) che in futuro andrà molto di moda.
Nel disco successivo, "Kveldssanger" (1995), i nostri si dedicano ad un folk puro con la voce di Garm (spesso corale) accompagnata solamente da due chitarre acustiche che creano atmosfere e melodie sognanti.
Infine nel 1996 esce "Nattens Madrigal", disco di black metal puro composto da 8 canzoni, chiamate inni, dedicate completamente ai lupi, tant'è che il titolo di ogni canzone comincia con "Of Wolf And...". Lo spazio per la melodia è molto poco, addirittura ad aumentare questo alone oscuro vi è una leggenda secondo la quale il disco sia stato registrato in presa diretta in un bosco della norvegia, verità o no il lavoro è in ogni caso di ottima qualità, e con esso si chiude la cosiddetta trilogia black metal degli Ulver.

Ed ora eccoci a questo disco, forse il più ostico e, come molte volte accade, di conseguenza il meno considerato. Come detto è il 1998, sono passati due anni dall'uscita di "Nattens Madrigal" ma musicalmente è come se fosse passato un secolo: gli Ulver abbandonano completamente il black metal (e, di fatto, vengono abbandonati da una buona metà dei loro fan) per passare, in questa ottica va letto l'ingresso di Tore Ylwizaker, ad una musica sperimantale fortemente influenzata dall'elettronica, e per festeggiare questo cambiamento drastico decidono di fare le cose in grande: 2 dischi per oltre un'ora e quaranta di musica ma soprattutto la volontà di mettere in musica la più grande opera di William Blake.
Qualche tempo fa, discutendo proprio su Garm, si parlava di quanto potesse essere complicato saper interpretare al meglio, cantando, poesie scritte da altri, riferendosi alla sua prestazione in "Alone" (presente nella Masquerade Infernale), dove canta un brano di Edgar Allan Poe...ebbene, su questo disco non ci si limita ad un brano ma ad un'opera intera.
A differenza della Masquerade però il compito di Rygg non è quello di essere con la propria voce l'attore protagonista ma solo l'accompagnatore, l'interprete dell'opera stessa, e per questo scopo ci presenta, dimostrando una grande umiltà, un'ulteriore sfumatura della sua voce, quella più normale, spesso filtrata, abbandonando il timbro teatrale che tanti complimenti gli era valso per una vera e propria recitazione (o lettura, in altri casi).

Trovo sarebbe inutile analizzare tutti i brani, come un'opera va considerata tutta nel suo complesso anche questo disco va analizzato come un blocco unico, dal punto di vista musicale la struttura dei brani si regge soprattutto sull'elettronica di Ylwizaker, con le chitarre, quasi mai aggressive, che con la propria melodia accompagnano, in sottofondo, il testo. La qualità dei brani è alta ma non vi sono dei picchi compositivi che svettano rispetto al resto del disco, almeno fino all'ultima traccia, "A Song of Liberty", che a mio parere è una delle migliori canzoni mai composte dal gruppo: ospiti d'eccezione, per recitare gli ultimi versi, sono Ihsahn e Samoth (Emperor) e Fenriz (Darkthrone), con quest'ultimo che nella sua parte di recitazione, lanciato da Garm e accompagnato da un riff azzeccatissimo di chitarra, ci regala un'interpretazione magistrale.

Questo è certamente il disco della svolta per gli Ulver, un disco che ha diviso e ha fatto perdere al gruppo parecchi sostenitori, ma gliene ha fatti guadagnare del resto molti altri, un progetto ambizioso, la recitazione di un'opera intera, l'inizio della seconda parte della carriera del gruppo, quella dell'evoluzione e del cambiamento senza sosta...un disco che a mio parere va ascoltato da chi apprezza gli ultimi Ulver e ne vuole conoscere le origini, da chi apprezza i primi Ulver e non ne capisce il cambiamento, da chi magari non li conosce affatto ma apprezza Blake, certamente non un disco facile, forse troppo lungo, ma molto, molto coraggioso.

Emperor

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