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giovedì 9 ottobre 2008

Dead Meadow - Dead Meadow (2000)




Anno: 2000

Etichetta: Tolotta

Tracklist:
Sleepy Silver Door
Indian Bones
Dragonfly
Lady
Greensky Greenlake
Beyond the Fields We Know
At the Edge of the Wood
Rocky Mountain High


Prendiamo tre amici, un Jason Simon qualsiasi, uno Steve Kille e uno Stephen McCarty, ma potrebbero anche essere altri, però poniamo il caso che siano questi, il primo canta e suona la chitarra, gli altri due sono un bassista e un batterista. Mettiamo che vogliano fare una grande avventura. Che ne sai, magari un viaggio, o magari non andranno da nessuna parte, ma intanto una mattina, anzi una notte di una decina di anni fa, si mettono tutti in macchina e partono. C'è chi ha mal d'auto e si mette dietro, ogni tanto si sente male e vomita, quindi si procede molto lentamente, così lenti che l'auto singhiozza. Come viaggiare sulle uova, ma questo se vogliamo è ancora più snervante, perchè l'auto scoppietta e trema, quindi c'è una sorta di massaggio costante all'apparato digerente. Intanto sulla statale si crea un ingorgo, perchè i tre creano un tappo, ma a loro interessa veramente poco, tutto il mondo può anche crollare, ma per loro è iniziato un viaggio, tutto attorno sprofonda nella nevrosi, ma sono in una dimensione a parte, in una bolla di sapone, o di schiuma, di una delle troppe birre che ancora devono essere smaltite dal bassista. Vomita ancora, sta male, l'aria diventa malsana, ma poco importa, tutto fa brodo, nessuno ha detto che doveva essere una scampagnata: è un viaggio al buio, nel cuore della notte, appena svegli dopo qualche ora di riposo su un divano sfondato da un festino rock di cui si sente ancora l'eco, ma solo l'eco, perchè tutto è in slow motion, tutto è avvolto da una patina nebbiosa di rutti, puzza di sudore e di benzina, quella che l'auto perde lasciando una interessante scia dietro di se, un viaggio su una strada pericolosa, e su un'auto diciamo pure vintage (tanto per non dire che è vecchia di trenta quarant'anni), e quell'aria vomitevole rende l'atmosfera ancora più verde e viscida. E poi infondo, cavolo, Jason ha con se la musica, avrà portato ancora i 'Dead, Ummagumma, qualche bootleg, magari dei Cream. La musica allieta il viaggio, si sa. Meglio se qualcosa di pesante, ma pesante proprio, qualcosa di palastico e mutevole, i bootleg si prestano a questo, perchè li la musica è come se scivolasse in stage diving, sulle facce delle persone che sono al concerto, come un'onda che si spalma sulla riva, la musica che piace a questi tre amici, e la musica che li ricopre, li inebria, la musica che è il senso del loro viaggio, o forse è che il senso della loro musica è il viaggio? E comunque al volante c'è il chitarrista, Jason, sempre lui, che non da mai il cambio agli altri, perchè tiene in mano la situazione e sulla strada fa un casino tale che nemmeno la sua voce si sente. Allora magari dice qualcosa ma la comunicazione è l'ultimo dei pensieri dei tre, quello che conta è il viaggio. Poi inizia a colare vomito pure dai bocchettoni dell'aria, e dal parabrezza, che riflette l'immagine del conducente, come fosse uno specchio, si vede che la testa di Jason si apre e partorisce un Sabba nero, che sguscia e inizia a impadronirsi della realtà, il grande padrone della realtà, regista di un incubo, e così il cruscotto prende fuoco, come una chitarra di Hendrix, Jason inorridito e spaventato perde il controllo del mezzo, che inizia a fare un casino pazzesco, pur sempre andando a passo di lombrico, ma avvolti tra le fiamme e traboccanti vomito dai finestrini, finchè l'auto si ferma e viene travolta da un tir, come fosse un pacchetto di sigarette sotto una scarpa. L'auto esplode. Tutti morti. Oh, no dai, è solo un sogno, un brutto sogno del cazzo. "Dobbiamo ancora partire" pensa Jason rifrancato, quando si alza dal letto, allora invece di pensare di smetterla con quella robaccia, gli viene in mente di registrare magari tutto su disco, e a mezzora dopo la partenza, si ferma in una piazzola di sosta, tanto per pisciare e improvvisare qualcosina con la chitarra, tanto per rilassarsi, un po a la Neil Young (unplugged sul ciglio della strada, sarebbe anche un bel titolo), tanto il tempo di azionare il fornellino elettrico e farsi un caffè prima di riprendere il viaggio. Il fumo del caffè però è copioso, è nero, ma pure la notte è nera, e dietro di lui c'è una figura, nera pure questa, è un uomo, un uomo nudo, e il tempo di girarsi per rendersene conto, è già inculato. Maledetta caffeina, maledetto fornellino, si era addormentato sul maledetto ciglio della strada, si sveglia perchè una puttana con lo sguardo fisso gli stava già calpestando lo stradario. Ma tanto che importa, non c'era una meta, e soprattutto, il caffè, quando sei assuefatto, invece di tenerti sveglio ti tranquillizza, persino in una lunga e fredda notte come questa, in cui non puoi incontrare per strada nemmeno una figura amica, al massimo trovi il ministro per le pari opportunità.Inizia così il viaggio dei Dead Meadow.
John

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