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martedì 30 settembre 2008

Earth

Quando parlo di Earth Parlo di Dylan Carlson, mente di questo progetto.
Ricordiamo gli Earth perchè sono stati artefici di un astrattismo musicale estremo, pura ripetizione, pura monotonia, pura dilatazione, nulla muta, tutto resta statico, prolungato, immobimente piantato senza smuoversi con il passare del tempo. Una musica malata che inverte i canoni del musicalmente interessante, trasformando una cazzata, una sbavatura, un rumore di fondo, una distorsione andata a vuoto, nel vero e proprio oggetto della canzone (che non è canzone) e del disco (che è non è disco) che sarà fatto da una musica (che non è musica) consistente nel puro e semplice ingigantimento di frattaglie eliminabili in consizioni normali (e qua di normale non c'è niente). Provocazione? no, non ce n'è bisogno, perchè tanto non c'è proprio nulla da comunicare: è il contorno fatto figura, come se al posto di un uomo con un neo in faccia vedessi un neo con un uomo appeso, e quindi per comodità puoi anche eliminare l'uomo e goderti il neo come se fosse l'unico essere intelligente della galassia.

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Extra-capsular Extraction [Sub Pop,1991]
Un ammasso di riff sabbathiani ripetuti ed estremamente rallentati fino alla noia.
Il debutto degli Earth non è un album di avanguardia ma solo un grosso esperimento del tipo: "e se provassimo a fare un album di 3 brani per 33 minuti per vedere quanto può essere ripetitivo un essere umano?"
"A Bureaucratic Desire for Revenge" è una piccola perla di sadismo sonoro divisa in 2 parti, pezzi grezzi in confronto allo stile che la band maturerà poco dopo, il primo è anche cantato verso la fine, anche se "cantato" è una parola grossa, sarebbe meglio dire che è canticchiato, con delle urla scomposte di sottofondo.
La grezzaggine e la non-maturità del primo disco, fa di esso l'album più convenzionale della band, pesantissimo ma accessibile, consigliato a chi gradisce il doom atipico dei Melvins (per certi versi estremo, per certi versi minimal, per certi versi non è nemmeno doom).

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Earth 2: Special Low Frequencies[Sub Pop,1992]
Niente batteria. voce?nemmeno se la paghi. brani sempre ultralenti, sempre sabbathiani, sempre 3 brani, ma con una durata superiore ed un tasso di droga nel sangue molto più alto, o meglio, con un tasso di sangue nelle vene molto più basso. "Seven Angels" è uno squarcio nella gola di un tubercolotico, una inondazione di liquami e merda in salsa doom, la monotonia che si fa incubo, la musica che diventa oppressione sottoforma di rumore bestiale, condito da mille sfumature (come colpi di tosse e altri particolari che non sai mai se siano davvero presenti nel pezzo o se sei tu che ormai sei partito mentalmente presso altri lidi). "Like God And Faceted" è una mezzora di vibrazioni assordanti e ipnotiche, così estremo da sembrare disumano. abbiamo una specie di climax ascendente che parte da un brano cattivo e crudele come il primo, fino alla totale alienazione nel terzo. I pezzi presi singolarmente, sono completamente statici, nulla si muove, nulla cambia, nulla si evolve, è tutta una salmastra esposizione a radiazioni di non-musica. è l'alba del drone.

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Phase 3: Thrones and Dominions[Sub Pop,1995]
Una bimba con la pasta in mano. ecco cosa c'è in copertina. l'innocenza dell'infanzia e... la pasta in mano. innocenza/droga primo ossimoro-sfida dell'album, che come tutti quelli degli Earth non è altro che un gioco con l'ascoltatore, un giochetto per vedere fino a che punto sa resistere. qua però gli Earth sono più buoni e clementi:
1. ci spiegano nella copertina cosa bisogna fare prima di ascoltare gli album, ma naturalmente io mi dissocio perchè queste cose non si fanno, ma se le fate non me ne frega nulla, l'importante è che non lo dichiariate/pubblicizziate e che non prendiate la mia come istigazione all'impastaggio.
2. ci offrono una manciata di canzoni più brevi e molto più varie all'interno, quindi anche se la formula vibrazione-distorsione è sempre la stessa, qua tutto appare più accessibile fresco sempre tenendo presente che abbiamo a che fare con dei malati di mente, quindi i loro canoni dell'accessbile non sono quelli della gente normale.
L'iniziale "Harvey" è un breve pezzo pesantissimo ma snello, un susseguirsi di riffoni al confine col metal; poi "Tibetian Quaalues" parte come partirebbe un brano doom metal, poi dispiega la sua portata devastante in un finale vibrato molto rarefatto, quasi psichedelico. "Lullaby" è un altro pezzo infernale, che sembra preso dalle origini della carriera della band, doom-drone in soli 3 minuti di sudore. "Song 4" aggiunge anche delle sfumature acustiche ai riff più umani di questo disco, che si aprono alla melodia (ed alla batteria) in "Site Specific", una premonizione di gran parte dell'attuale post rock, post core, sludge e minchie varie, tutto in salsa drone... un drone che è solo un elemento del nuovo concetto artistico della band, finalmente più comprensibile e finalmente più aperta ai mutamenti. La title track è una dozzina di minuti di fruscio, "Thrones And Dominions" è un crescendo drone-ambient leggerissimo che si espande gradatamente fino a deformarsi in un assolo travolgente come un ciclone, sempre più crudele, sempre più distorto. "Song 6" assomiglia proprio ad una canzone... a questo punto stuporeeeee!!! non crediamo alle nostre orecchie! questi Earth son così pazzi che ora piazzano persino una canzone in questo carico di pazzie... il pezzo è giocato sull'ossimoro (come la copertina) ultradistorto/acustico, è molto breve ma piacevole, tanto per chiudere con una nota di colore questo grigio martirio sonoro che ci assale da un'oretta... e a quel punto capiamo anche l'altro ossimoro rosso/grigio in copertina: quest'album non è altro che una costante altalena tra normalità ed anormalità, tra ciò che puoi aspettarti da una band alternativa e ciò che non ti aspetteresti mai da un essere umano.

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Sunn Amps and Smashed Guitars [Sub Pop,1995 e No Quarter Records,2001]
Ripubblicato nel 2001 impreziosito da un brano contenente un cameo di Kurt Cobain (sponsor ufficiale della band), "Divine and Bright", forse il pezzo meno riuscito dell'album....ma che per molti vale l'acquisto.
Frattaglie. C'è materiale live, roba inedita, tutto buttato la quasi a caso, eppure c'è il brano più Earthoso degli Earth, un assemblato di roba immonda e orrida: "Ripped On Fascist Ideas", 31 minuti di goduria drone (e per giunta condito da una miriade di rumori di contorno, che in realtà sono le prelibatezze di tutto il disco). Musica d'avanguardia, anzi, NON-musica di avanguardia, ma ad essere sincero, trovo questo brano di una bellezza sconvolgente. Da ascoltare rigorosamente tutto d'un fiato. Se no siete ghei. Naturalmente per capirlo e apprezzarlo devi entrare nei canoni aberrati (come dicevo in cima) della Earth-philosophy. Dopo il drone del primo pezzo, arriva un trittico malato molto più convenzionale, con tanto di batteria, anche se sempre di musica ripetitiva si tratta: un riff ultradilatato e ripetuto. Doom estremo e grezzo, voce assente. Alla fine c'è l'oscuro duetto con Kurt, 3 minuti di musica distorta e malinconica che stona di brutto con gli altri brani.

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Pentastar: in The Style of Demons [Sub Pop,1997]
Ci sono 3 ipotesi:
1. Ora abbiamo degli Earth diversi, un'altro gruppo, e il lavoro precedente non era altro che un'opera di transizione.
2. Questi sono i veri Earth, e quelli delle origini erano solo un brutto scherzo, quindi l'album precedente era giusto il giro di riscaldamento.
3. Chi sono gli Earth non lo capiremo mai, potremo solo limitarci a gradire un album o a buttarne via un altro, senza farci problemi, perchè gli Earth stessi non si fanno problemi prima di far uscire un disco con più di un'ora di vibrazioni.
A prescindere da queste cazzate, vediamo cosa si inventano in questo terzo album:
A) invenzione della BAND--> per la prima volta gli Earth si comportano come un gruppo, ove invece negli album precedenti, era tutto frutto della mente malata di Dylan Carlson. La band è composta da Dylan Carlson (chitarra, voce, piano, vibrafono e anche batteria,credo); Ian Dickson (chitarra e basso); Sean McElligot(chitarra)
e Michael Deming (organo). Notate come vengono fuori stabilmente strumenti nuovi (nuovi per la band) e come ci sia una sovrabbondanza di chitarre.... e questo fa già capire che qualcosa è cambiato (in realtà è cambiato tutto).
B) invenzione della CANZONE--> per la prima volta gli Earth fanno un album di canzoni, cioè di pezzi rock tradizionali(persino cantati in modo regolare), anche se con le dovute eccezioni.
Nel 1997 si apre per la band la strada della psichedelia pesante, e per farlo, decidono di suonare brani rock heavy e appunto psichedelici dove occorre, incorniciando un album che poggia su 2 pezzi heavy (quasi sabbathiani) strumentali, infatti ad aprire c'è "introduction"(più che un intro è una lunga dichiarazione di intenti), con tanto di coda d' organo sul finale e a chiudere c'è "Coda Maestoso In F[flat] Minor" con un epico assolo di Carlson, proprio come accade con le vere canzoni rock. Tra i 2 brani c'è di tutto, in particolare la passione per Hendrix, assorbito e risputato in una versione sulfurea e con un cantato asettico e smorto, come nella jam devastante di "High Command", o anche coverizzato come accade nella stupenda versione di "Peace In Mississippi". La nuova formula rock degli Earth si esalta nei 3 minuti e mezzo di "Tallahassee"(cantata e suonata alla maniera di Sky Valley), dove l'anima blues di Carlson trova una strada tradizionale per emergere, in linea con certe tendenze di modernizzazione-appesantimento del sessanta/settantiano, e lo fa anche con personalità, quando richiama certi suoni dell'album precedente, a metà tra post rock e residui drone, ma rimescolando le carte in modo da fare il verso a un motivetto orientaleggiante. "Crooked Axis For String Quartet" è un viaggetto ambient in cui non si cammina, ma si fluttua; un persorso i cui soli ostacoli provengono dal nostro coropo, musica per la mente (ma ottenuta in modo diametralmente opposto al dronato dei primi 2 album). "Crooked.." è l'unica eccezione in un materico e corporeo, in opposizione ad album come Earth 2, che era concepito per la mente, e suonato con la mente più che con il corpo nella sua interezza, contrariamente a quanto avviene in Pentastar, disco fatto col corpo e sudato dalla testa ai piedi, sempre con le dovute eccezioni, come quella vista prima, e l'effetto-campana-a-morte della maca
bra "Sonar And Depth Charge".


Hex: Or Printing in the Infernal Method[Southern Lord,2005]
FORMAZIONE: Carlson (chitarre), John Schuller(basso), Dan Tyack (lap e pedal steel guitar), Steve Moore (trombone e campane tubolari) ed Adrienne Davis (batteria e percussioni).
Introduco in questo modo il disco, tanto per mostrare come già dalla formazione possiamo capire che dopo 8 anni dall'ultimo disco ufficiale, gli Earth hanno da dire qualcosa di diverso, qualcosa che necessita di nuovi strumenti e nuovi volti, naturalmente dietro questa nuova macchina di morte c'è sempre il genio Carlson
(si, genio, ora lo possiamo dire), che forse può darci un aiuto per rispondere al vecchio interrogativo: gli Earth di "2" e "Phase 3" giocavano o facevano sul serio? e "Pentastar" come lo dobbiamo interpretare? dopo 8 anni, visto che la strada acida e di hendrixismo anomalo del precedente lavoro sembra essere stata abbandonata devo concludere che non era quello l'inizio di un nuovo corso per gli Earth, ma semplicemente uno dei loro tanti capricci musicali, ma i capricci se li possono permettere solo i bambini, i ricconi o i geni, e in questo caso probabilmente si tratta di genio.
"Hex" è un album strumentale, fatto da minusuite di media lunghezza, che si avvale di strumenti tradizionali, come tradizionale è in un certo senso la musica proposta, o meglio, ad essere proposto è un costante contrasto tra estremismo e astrattismo sonoro con il tradizionalismo di certo roots rock che sembra assorbito nella nuova veste della band. Heavy Psych è il termine più adatto per indicare il concetto, anche se detto così sembra una cosa vuota, una etichetta applicabile a 200000band, ma che forse può risultare più chiara man mano che ascoltiamo i brani e ci addentriamo nel mondo in parte oscuro e tetro e in parte desertico di Carlson. Non c'è il rock pompato dell'album precedente, ma un lividissimo suono allungato, in parte ambientale ("The Dry Lake") e con sfumature Morriconiane e desert rock (nella vera accezione del termine eh) finora inedite per la band, anche quando strizzava l'occhio allo stoner. "Hex" è la trasposizione in musica di un momento riflessivo di un film di Sergio Leone, la trasformazione in musica delle sue attese. Il vento accarezza il deserto in "Mirage", e inizia il viaggio: "Land Of Some Other Order" mostra il nuovo corso stilistico della band, vicino a certo post rock di aspirazione e doom a la Mogwai di Young Team e alla psichedelia dei Natas di Ciudad, un brano contemplativo che fa da specchio per un album altrettanto contemplativo e mentale come lo erano i primi Earth, ma esposto in modo diverso, innanzitutto perchè il drone in se può considerarsi scomparso, a meno che non lo intendiamo in una accezione latissima e concettuale (quindi non tecnica). "The Dire And Ever Circling Wolves" propone un sound più ricco, pur nella semplicità che caratterizza tutto l'album, strati di chitarre che si adagiano una sull'altra, leggera ed essenziale sullo sfondo c'è la batteria, siamo vicini ad atmosfere tipiche di Neil Young dal vivo, a la Cortez The Killer, anche se diversamente dalla musica di Neil, qua non c'è nessuno che canta, e tutto appare pressocchè statico, ecco un altro elemento che differenzia gli ultimi Earth dal post rock dei Mogwai, al quale si avvicina di più un pezzo come "Lens Of Uncertified Night". "An Inquest Concerning Teeth"(il brano più desertico dell'album) sembra una versione dilatatissima dei Calexico di Black Light con 2 o tre pere di troppo. "Railford" ci riporta in territori heavy, con quel suo richiamo solenne nell'introduzione, che apre un trascinante cammino sotto il sole cocente, fino alla totale perdita dei sensi; tutto è lentissimo, la lentezza è elogiata come valore massimo e trascendentale, fino ad acquisire una portata mistica nel crescendo del brano (questo è veramente dinamico come gli Earth non lo sono stati mai) che esplode in disegni chitarristici che (almeno a me) fanno emozionare (nel vero senso della parola).
Un album insomma che si gioca su chiaroscuri e contrapposizioni non nette ma sfumate, come comune a gran parte della musica pesante&d'avanguardia odierna (dai Negura Bunget agli Agalloch agli ultimi Neurosis), un album TOTALE, che riesce ad unire corpo (coinvolto dagli Earth di metà anni 90) e mente (coinvolta dagli Earth di inizio anni 90), senza schizzofrenia e senza esibizionismi solipsisti di un chitarrista reputato un santone, ma con quella capacità di farti viaggiare che hanno solo i grandi artisti.

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Living In The Gleam Of An Unsheathed Sword[Southern Lord,2005]
Soli 2 brani(il primo di 15 minuti ed il secondo di 59), per un album a tiratura limitatissima(1500 copie), e registrato live(non è facile accorgersene).
Il capriccio vuole che si torni ad un classico drone(il primo brano, "Dissolution III") misto a doom estremo con tanto di batteria suonata sul serio(il secondo brano "Living In The Gleam") come in "Sunn Amps and Smashed Guitars", guarda caso (?) anche questo registrato liv
e.


John

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